Esattamente un anno fa, il 5 settembre 2021, un gruppo di militari delle forze speciali della Guinea guidate dal colonnello Mamady Doumbouya ha catturato e messo agli arresti l’allora presidente guineano Alpha Condé, disciolto tutte le istituzioni governative, imposto il coprifuoco, chiuso tutti i confini e sospeso la costituzione.
Il golpe in Guinea, conclusosi in poche ore e con un numero relativamente basso di vittime, ha visto poi l’autoproclamazione a presidente di Doumboya e l’istituzione di una giunta militare, il Comitato nazionale per la riconciliazione e lo sviluppo (Cnrd), che dovrà traghettare il Paese a nuove elezioni.
Sin da subito si è stabilito un durissimo braccio di ferro con la Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Ecowas), che ha immediatamente sospeso la Guinea da ogni organismo interno e, inizialmente, imposto sanzioni a Conakry e ai nuovi leader militari al potere. Dopo lunghe trattative, la giunta militare ed Ecowas hanno stabilito una transizione di 24 mesi ma, in seguito, la stessa giunta ha fatto sapere che non sarà possibile organizzare nuove elezioni prima di 30 mesi, cosa che ha fatto indispettire Ecowas, che mantiene aperto il dialogo ma anche attive le sanzioni.
Ieri i media della Guinea hanno pubblicato, messo in onda e diffuso decine di contenuti per fare il punto di un anno di giunta militare, citando sempre il bilancio redatto e diffuso tra i media dal Cnrd che mostra i “risultati incoraggianti” raggiunti dai militari.
In tutta risposta il Rally per lo sviluppo (Rpg), che sostenne l’ex-presidente Alpha Condé, ha invitato i propri attivisti, militanti e sostenitori a manifestare, oggi a Conakry, per esprimere il proprio dissenso con la giunta militare e la narrazione trionfale circa i risultati che questa avrebbe raggiunto. Anche il disciolto Fronte nazionale per la difesa della costituzione (Fndc) ha in programma un’altra manifestazione, convocata per le stesse ragioni.