Hanami, un film poetico rende omaggio alla cultura capoverdiana

di claudia

di Annamaria Gallone

Hanami di Denise Fernandes è un film poetico ambientato a Capo Verde. Attraverso immagini suggestive, esplora temi come emigrazione, tradizioni e legame con l’isola. La regista celebra la cultura capoverdiana rendendola protagonista del suo primo lungometraggio.

La possibilità di vedere un film capoverdiano è molto rara. Con Hanami di Denise Fernandesuna produzione svizzero-portoghese-capoverdiana, scopriamo un film prezioso, di nostalgia e appartenenza, di pura poesia.

Un’opera prima il cui titolo in giapponese si rifà alla nota fioritura dei ciliegi, ma sulla remota isola vulcanica di Fogo, a sbocciare è Nana, la protagonista, di cui seguiamo l’infanzia (interpretata da Dailma Mendes) e l’adolescenza, dal momento in cui, neonata, è abbandonata dalla madre, Nia, (Alice da Luz) che emigra colpita da una misteriosa malattia. Nana (la cui adolescenza è interpretata da Sanaya Andrade) ha imparato a restare, quella è la sua isola. La ragazza è ritratta come una persona attenta che interagisce e si connette con l’ambiente circostante, la famiglia e gli amici – siano essi umani o animali – con poche parole e uno sguardo profondo e affascinante. Quando viene colpita da una febbre alta, è mandata ai piedi di un vulcano per essere curata, e lì incontra un mondo sospeso tra sogno e realtà: avvicinarsi al vulcano significa avvicinarsi a una terra magica che risveglia l’immaginazione della bambina.

Anni dopo, quando è ormai adolescente, la madre ritorna e qui la regista si sofferma su un gioco di specchi e di vetri a simboleggiare la loro vicinanza-lontananza. Nia vorrebbe ripartire con lei, ma la ragazza rifiuta.

La realtà dell’isola è narrata attraverso gli occhi di Nana: lunghi piani sequenza mai ridondanti e primissimi piani su oggetti umili, ma densi di significato. Il tema dell’abbandono, dell’adozione amorosa (bellissima la sequenza in cui la neonata passa da una donna all’altra, dolcissima la figura della nonna), del dilemma dell’emigrazione, del magico surreale, del valore delle tradizioni, del fascino dell’oceano onnipresente affascinano totalmente lo spettatore.

La regista, Denise Fernandes i cui genitori sono capoverdiani, dice: “Crescendo in Europa, ho notato che Capo Verde era spesso omesso dalle carte geografiche a causa delle sue piccole dimensioni. Per renderlo visibile, ho fatto di Capo Verde e della sua gente il tema centrale del mio primo lungometraggio”.

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