«Un paradiso popolato di asini». Così l’esploratore inglese Richard Burton descrisse a metà Ottocento la località di Harar, enclave musulmana nel cuore dell’Etiopia cristiana, arroccata sull’altopiano a 1885 metri di altitudine. Burton fu il primo occidentale a visitare la “città proibita”, travestito da mercante arabo. Più tardi sarebbe toccato al francese Arthur Rimbaud, animo irrequieto in cerca di pace, perdersi tra i magici vicoli di Harar. Il “poeta maledetto” si installò nella città etiope come trafficante di armi e di caffè (la sua casa è stata oggi trasformata in un museo), ma finì per stordirsi con le foglie di chat (l’erba euforizzante masticata ogni sera dalla popolazione locale).
Inebriante Harar: crocevia di popoli e culture, avvolgente ragnatela di viuzze e porticati. Fu fondata nel VII secolo a metà strada fra Addis Abeba e il porto di Gibuti. Grazie alla sua posizione strategica, emerse ben presto come snodo commerciale e centro della cultura islamica nel Corno d’Africa. Rimase indipendente fino al 1875, quando il governatore musulmano fu costretto a lasciare il potere a Ras Makonnen, imperatore cristiano, padre di Haile Selassie, che fortunatamente preservò identità e patrimonio culturale della città santa dell’islam. Ancora oggi Harar vanta 82 moschee, una dozzina di scuole coraniche, innumerevoli sale di preghiera e luoghi di culto. Dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, Harar ha saputo mantenere intatto il fascino dei tempi d’oro, rannicchiata com’è all’interno di mura fortificate.
È una delle attrazioni più interessanti dell’Etiopia (sei ore di bus dalla capitale), un luogo di contemplazione e pace. Dove si può vagabondare tra vicoli tortuosi, visitare botteghe pittoresche, ascoltare il richiamo dei muezzin, godersi i panorami mozzafiato delle montagne, sorseggiare l’ottimo caffè locale in taverne d’altri tempi. E vedere da vicino le innocue iene che ogni sera scendono in città dalle alture circostanti per sbafarsi la cena preparata affettuosamente dagli abitanti di Harar… Uno curioso spettacolo che sarebbe piaciuto a Rimbaud.
Info: www.bestethiopia.com