Il massacro degli Herero e dei Nama nell’attuale Namibia fu il primo genocidio del novecento assieme a quello del Congo. In quest’ultimo il responsabile era Re Leopoldo II del Belgio, per quello degli Herero e dei Nama fu la Germania. Oggi c’è stata una sorta di riparazione.
Ossa e teschi di circa 30 vittime delle stragi di comunità Nama ed Herero commesse un secolo fa dall’esercito tedesco nell’allora Africa del sud-ovest sono state consegnate a discendenti di queste comunità nel corso di una cerimonia in una chiesa di Berlino. I resti erano giunti in Germania ai primi del Novecento per esperimenti che avrebbero dovuto dimostrare una superiorità razziale dei bianchi europei.
Consegne di teschi e ossa si erano già tenute nel 2011 e nel 2014, prima però che il governo tedesco attraverso la cancelliera Angela Merkel definisse “genocidio” i massacri compiuti per reprimere le rivolte anti-coloniali a partire dal 1904.
Nell’arco di pochi anni gli herero e i nema uccisi furono almeno centomila. La Germania si è sempre rifiutata di versare risarcimenti.
Fu una strage del colonialismo, avvenuta quando la Germania aspirava ad avere il proprio impero come stavano facendo Francia e Gran Bretagna.
C’è chi dice che quelle stragi furono la prova generale dell’olocausto. Nel deserto namibiano infatti i tedeschi sterminarono, oltre l’80% degli Herero e il 50% dei Nama. Furono costruiti campi di concentramento e di sterminio; furono condotti esperimenti medici mostruosi su esseri umani. Già allora i medici tedeschi stavano lavorando sulla dottrina della razza pura, ecco perché molti teschi furono spediti in Germania. Pare che tra i medici che furono educati a compiere quegli esperimenti c’era un giovanissmo Mengele. Non sorprende che il primo governatore tedesco della colonia fosse il padre di Herman Goering.
Una class action per ottenere riparazioni dalla Germania è però stata avviata a New York dai rappresentanti delle comunità della Namibia, Paese divenuto indipendente nel 1990, dopo la fine del dominio tedesco e poi dell’apartheid sudafricano.
(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)