Migliaia di persone hanno acclamato l’89enne presidente Robert Mugabe durante l’ultimo meeting della campagna elettorale, conclusa ieri, in vista del voto del 31 luglio. Davanti a 40.000 sostenitori radunati allo stadio di Harare, il presidente in carica da 33 anni ha poi chiesto un voto “pacifico perché vogliamo la pace”, assicurando che le elezioni saranno “libere ed eque”. In un discorso fiume di quasi due ore, il longevo capo di Stato ha invitato il popolo dello Zimbabwe ad “onorare la lotta del paese per la libertà”. Mugabe e il suo Zanu-Pf puntano la propria battaglia politica su un programma controverso che vorrebbe una posizione dominante per la popolazione nera attraverso un controllo sempre maggiore delle terre e delle società miniere attive nel paese. Con un riferimento diretto a quanto sta accadendo in Libia e in Egitto dopo le rivolte popolari del 2011, Mugabe ha denunciato “l’influenza negativa della comunità internazionale che ora sta guardando gli egiziani in lotta gli uni contro gli altri, facendo finta di ignorare di essere la causa dei danni”.
Dal canto suo il principale rivale di Mugabe, alla guida del governo di unità nazionale istituito dopo le violenze elettorali del 2008, Morgan Tsvangirai, e il suo Movimento per il cambiamento democratico (Mdc) hanno lanciato un avvertimento al capo dello stato. “Mugabe ha rubato l’elezione del 2002 e anche quella del 2008. Questa volta gli vogliamo dire di non rubare ancora e di partecipare, per una volta, al voto in modo equo e libero per ottenere un’uscita degna” ha detto il primo ministro al comizio finale tenuto nella città di Chinhoyi, a 100 km a nord-est della capitale. Nel suo ultimo discorso di campagna, Tsvangirai non ha risparmiato le sue accuse alla Commissione elettorale dello Zimbabwe (Zec) per l’assenza di liste elettorali, per aver stampato otto milioni di schede mentre gli aventi diritto sono 6,2 milioni e per i problemi organizzativi che hanno caratterizzato il voto delle categorie speciali (poliziotti e militari) il 14 e il 15 luglio scorsi.
Inoltre, le ultime ore di campagna sono state segnate dall’arresto del vice-ministro dei Trasporti Morgan Komichi, personalità politica molto vicina a Tsvangirai nonché vice-presidente nazionale dell’Mdc. Nel dare notizia dell’arresto di Komichi, il portavoce della polizia nazionale, Charity Charamba, non ha però precisato le accuse formalizzate a suo carico. Fonti di stampa locale ricollegano il fermo del vice-ministro al misterioso rinvenimento di schede elettorali autentiche con sopra il nome di Tsvangirai. Le schede sarebbero state ritrovate in alcune pattumiere presso il Centro di conferenza internazionale di Harare, sede di voto delle forze di sicurezza due settimane fa. La direzione dell’Mdc ha accusato la Commissione elettorale dello Zimbabwe di “portare avanti una caccia alle streghe contro l’opposizione invece di indagare sulla scomparsa di schede di voto”. – Misna