Il titolo è in inglese, e andrebbe virgolettato (ma con i titoli non lo si fa) perché è la frase, citata testualmente all’interno del libro, di un militare americano che, dopo essere intervenuto alla fine della Seconda guerra mondiale in Eritrea, si rivolge sprezzante a un’anziana donna che lo ringraziava per la liberazione: «Non l’ho fatto per te».
Il sottotitolo di questo libro di una giornalista italo-britannica che ha lavorato in Italia, in Francia, in Costa d’Avorio, nell’ex Zaire, per Reuters, Bbc, Financial Times, International Herald Tribune, è: “Come le nazioni del mondo hanno usato e abusato di un piccolo Stato africano”. Per dimostrare ciò che afferma il sottotitolo, Michela Wrong parte dal primo colonialismo, dalla prima presenza italiana sulle coste del Mar Rosso e poi sull’Altopiano.
Una storia che spesso la storiografia italiana ha occultato, per una sorta di malcelata vergogna. La storia raccontata nel libro passa anche per le vicende della Seconda guerra mondiale, l’uso dei gas da parte dell’Italia di Mussolini e poi la liberazione, l’arrivo degli inglesi, la fine del colonialismo, l’indipendenza – rivelatasi poi amara – ottenuta dal regime etiopico. Una sorta di tradimento della comunità internazionale per un Paese che aveva già acquisito una propria identità nazionale.
E poi ancora pagine e avvenimenti, alcuni sconosciuti, dell’eroica lotta di liberazione nazionale fino alla delusione dell’attuale regime, alla guerra con l’Etiopia, alla chiusura al mondo e alle vicende che portano oggi alla fuga migliaia di giovani eritrei. Un libro che è un pezzo di storia, raccontato come se fosse a metà tra il romanzo e un avvincente reportage.
Edizioni Colibrì, 2017, pp. 400, € 18,00
(Raffaele Masto)