I giovani del continente scelgono i podcast per conoscere e comunicare

di claudia

Se fino a pochi anni fa i podcast erano un strumento comunicativo editoriale ancora poco diffuso in Africa, gli ultimi cinque anni hanno visto un’impennata del genere di pari passo con il consumo dei media digitali. Il podcast non ha solo messo radici, ma si sta sviluppando come una voce più immediata, un mezzo che i giovani in particolare privilegiano per poter dire la loro e informarsi sulla storia e le tendenze del loro Paese.

Secondo uno studio di Edison Research, nel 2019 solo il 22% dei sudafricani aveva sentito parlare di podcasting; una percentuale estremamente basa se confrontata con il 77% dei cittadini statunitensi dell’epoca. Altri studi hanno fatto emergere come nel 2021 in Kenya fino al 60% della popolazione era all’oscuro di che cosa fosse un podcast. Niente di più lontano dalla realtà di oggi.

Il 2023 in particolare ha visto un cambiamento interno al settore, riporta il sito specializzato World Association of New Publisher. L’elemento più innovativo e rivolto al futuro riguarda l’interesse dei giovani verso questa piattaforma, sia come fruitori che come consumatori. “La facilità di accesso al podcasting hanno consentito anche alle voci più giovani di essere ascoltate, portando un tono fresco e più informale all’informazione. Negli ultimi tempi il genere è diventato ancora più interattivo e catalizzante, con l’aggiunta di contenuti visuali”, si legge sull’ultimo Digital News Report 2023.

I giovani, riporta la medesima fonte, sono attratti dalle storie, sia personali che collettive, rivolgendosi ai podcast per conoscere la Storia e connettersi con la realtà in cui vivono. I contenuti per attirare il pubblico dei giovani devono, secondo James Smart, caporedattore della Newsroom Production per il Nation Media Group con sede in Kenya – ed ex redattore di podcast per The Nation: “essere autentici, avere un tocco personale ed essere qualcosa con cui gli ascoltatori possono identificarsi”.

Il podcast è per molti giovani del continente un mezzo dove poter parlare in prima persona, spiega Smart, “vogliono essere quelli che raccontano le proprie storie, abbandonando l'”ufficialità” di altri mezzi e infrangendo le normali regole dei media”.

Per quanto riguarda i generi emerge dalla stessa fonte un interesse eterogeneo degli ascoltatori africani, al pari di quelli occidentali: cultura, moda, società, “true crime”…ma c’è un genere per il quale i giovani del continente sono più appassionati, ovvero quello storico. Secondo Smart, i produttori dei podcast stanno colmando le mancanze dei media mainstream rispondendo alla necessità di conoscenza dei giovani e non solo per comprendere la propria realtà e il mondo. Tra le realtà di podcasting più in voga citiamo Afripods, piattaforma sulla cresta dell’onda lanciata da Molly Jensen, dove gli utenti di tutto il mondo possono ascoltare centinaia di podcast: voci e storie africane, prodotte da africani e da persone interessate all’Africa. E ancora: Made in Africa, prodotto da Celestin Ntawirema, ovvero “storie vere e originali degli africani in un movimento in crescita che mettono in risalto l’artigianato, la creatività e lo spirito imprenditoriale di designer, artigiani e imprese africane”, si legge sul loro sito. I loro podcast parlano di moda, prodotti di bellezza, arte, articoli per la casa e altro ancora. L’obiettivo è quello di valorizzare ricco patrimonio culturale e l’innovazione propria de vari paesi africani.

L’ascesa dei podcast si spiega con un’evoluzione del modo di comunicare, in cui la radio stessa viene messa in crisi. La radio è ancora il principale mezzo di informazione in Africa, ma continua a perdere ascoltatori. Secondo un sondaggio pubblicato di recente da Afrobarometer, nel periodo 2021-2023 la radio è stata utilizzata dal 66% degli africani come fonte principale di informazione. Tra il 2014 e il 2015, sempre secondo Afrobarometer, questa percentuale era al 71%. Un cambiamento è necessario e il podcast, come un aggiornamento di contenuti più “visual” può essere una soluzione.
“La radio non si accontenta più delle parole in onda, si è già trasformata in un nuovo ecosistema con i podcast. La radio visiva è il futuro e le emittenti dovranno ripensare i propri studi per sfruttare il pubblico dalle piattaforme di social media. Le emittenti devono adattarsi”, ha commentato Amin Alhassan, direttore della Ghana broadcasting corporation, in un’intervista al media specializzato Broadcast media Africa.

Immagine di freepik

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