I Paesi africani lanciano un appello contro l’ingiustizia climatica

di claudia
siccità in zimbabwe

A meno di tre mesi dalla Cop27 in Egitto, i Paesi africani se ne appellano contro le “ingiustizie climatiche”, considerato che il continente è responsabile di meno del 4% delle emissioni globali di Co2 ma paga il prezzo più pesante per il riscaldamento climatico. Questa l’atmosfera con la quale si è aperta questa settimana a Libreville, capitale del Gabon, alla presenza di un migliaio di rappresentanti di governi, organizzazioni internazionali, ong e settore privato di oltre 60 Paesi africani l’African Climate Week, uno degli incontri preparatori per la prossima Conferenza delle parti sui cambiamenti climatici prevista a Sharm el-Sheikh a novembre.

L’obiettivo dell’African Climate Week è in particolare quello di stabilire una sola voce per il continente durante la Cop27 e di formulare proposte “concrete”, come ha ricordato Ali Bongo Ondimba, il presidente del Gabon, Paese nel cuore della foresta tropicale della regione Congo Basin in Centrafrica. “È giunto il momento per noi africani di prendere in mano il nostro destino”, ha lanciato il capo di Stato gabonese, deplorando – all’unisono con tutti i relatori dei primi giorni del convegno – il fallimento della comunità internazionale per raggiungere gli obiettivi della Cop21 di Parigi nel 2015, ossia contenere, entro il 2100, il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi rispetto ai livelli dell’era preindustriale. In effetti, secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale, il pianeta si sta muovendo verso un riscaldamento compreso tra 2,5 e 3 gradi.

“Il nostro continente è benedetto da tutti i beni necessari per una prosperità sostenibile, risorse naturali, terra, un’impressionante biodiversità e la popolazione attiva più giovane e numerosa del mondo, ma l’Ipcc [Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, Ndlr] descrive l’Africa come il continente più vulnerabile: la siccità causa carestie estreme nel Corno d’Africa, i Paesi del sud sono regolarmente devastati dai cicloni, l’innalzamento degli oceani minaccia città come Dakar, Lagos, Cape Town e Libreville”, ha elencato Bongo.

Gli ha fatto eco il ministro degli Affari Esteri egiziano e presidente della Cop27, Sameh Choukri: “L’Africa è costretta, con risorse limitate e un livello di sostegno molto basso, a spendere il 3% del suo Pil annuo per adattarsi a questi impatti”, ha osservato il diplomatico egiziano, denunciando una “ingiustizia climatica” e castigando “molti Paesi sviluppati che hanno rinnegato i propri impegni”. “Non ci sarà alcuna tregua o piano B alla Cop27”, ha avvertito.

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