I segreti di pulcinella del “signor FranciAfrica”

di claudia
Robert Bourgi

Hanno fatto discutere – ma non sempre con lo scalpore che meritavano, almeno finora – principalmente sui social media, le ultime rivelazioni di Robert Bourgi (foto di apertura), che in occasione dell’uscita del suo libro “Ils savent que je sais tout – ma vie en Françafrique” (ed. Max Milo) ha rilasciato interviste, sui principali canali televisivi francesi che si occupano di Africa, a dir poco imbarazzanti per l’élite politica francese degli anni ’90-2010 e per alcuni capi di Stato africani dell’epoca, oltre che per sé stesso.

L’uomo ‘bianco’ di fiducia dei presidenti africani, un franco-libanese nato nel 1945 e cresciuto a Dakar in Senegal, è considerato l’erede di Jacques Foccart, l’emblematico “Monsieur Françafrique”, intermediario, a volte mediatore, consigliere, perno non istituzionale tra i governanti e figura della rete relazionale ufficiosa tra Parigi e le sue ex colonie. Bourgi, che non è al suo primo colpo mediatico per lavarsi la coscienza e fare i conti con suoi ex ‘datori di lavoro’, afferma di pentirsi di essere stato testimone, a volte “complice” di strategie a dir poco oscure, antidemocratiche e ingrate.

Parlando del caso Costa d’Avorio-Laurent Gbagbo, uno dei passaggi salienti delle dichiarazioni di Bourgi, i commentatori invitati nel programma Decryptage di Theophile Kouamouo, diffuso sul canale Le Media, pensano in realtà che non ci sarà una reazione particolare da parte dell’ex presidente Gbagbo, non interessato, secondo loro, a rituffarsi nel complesso capitolo del passaggio di potere tra lui e l’attuale presidente Alassane Ouattara. E come loro, molti osservatori africani o esperti di Africa reagiscono dicendo che in fondo, Bourgi non ha fatto altro che ripetere una verità che si sapeva già.

Laurent Gbagbo

Ma cosa ha detto esattamente l’ex uomo dell’ombra dei presidenti su Gbagbo? Non solo ha confermato che era il vero vincitore delle elezioni del 2010 (“Come Jean Ping a Libreville nel 2016”, ha pure detto), ma ha raccontato nel dettaglio come l’allora presidente Nicolas Sarkozy gli chiese di chiamarlo per convincerlo a cedere il potere, promettendo uno statuto di benessere, protezione e persino carriera accademica. All’annuncio del rifiuto di Gbagbo, Sarkozy si arrabbiò promettendo gravi ritorsioni sulla sua persona. Seguì, poche ore dopo il bombardamento da parte delle forze francesi e della missione Onu (Onuci) del palazzo e della residenza presidenziale, concluso con diversi morti – tra cui il ministro dell’Interno, Desire Tagro – feriti e l’arresto umiliante, ripreso dalle telecamere, del capo dello Stato e della moglie Simone mentre stavano nella loro camera da letto, in camicia da notte e maglietta della salute. Chiaramente, ha affermato Bourgi, fu Parigi a decidere chi doveva essere il prossimo presidente ivoriano, l’uomo tuttora in carica, Alassane Ouattara.

Un altro punto delle rivelazioni di Bourgi, almeno di quelle di cui ha parlato in televisione, riguarda le ingenti somme di denaro che dai capi di Stato africani della Françafrique confluivano nelle tasche di Jacques Chirac o del partito al potere per finanziare le campagne elettorali. “Alcuni capi di Stato africani hanno finanziato la campagna di Chirac… Mai meno di un milione di dollari… Nel 1995 erano stati dieci milioni di dollari”. Bourgi ha anche accusato Jacques Chirac e Dominique de Villepin di essere stati profondamente ingrati nei confronti di Gbagbo, che li aveva aiutati finanziariamente per le loro campagne elettorali.

alassane ouattara
Alassane Ouattara

Bourgi fungeva anche da consigliere di fiducia per l’ex presidente del Gabon Ali Bongo, che, dice, lo pagava un milione di dollari all’anno… Da sommare a tutti gli atri compensi che egli riceveva per il suo lavoro relazionale. A volte Bourgi era anche incaricato di supervisionare l’arrivo di denaro non dichiarato per i dirigenti politici francesi. Non si sente però parte di questo gioco sporco. Cosa poteva fare, afferma Bourgi, se non obbedire a ciò che veniva richiesto dall’Eliseo? E ancora, alle domande di coscienza sui suoi ‘stipendi’ milionari provenienti da Paesi privi di servizi di base, risponde paragonandosi a uno studio di consulenze, che ha costi ancora ben più alti.

Queste e molte altre rivelazioni sono contenute nel suo nuovo libro. In attesa di reazioni più ufficiali, il giornale online ivoriano L’Horizon Info ritiene che Sarkozy debba essere processato e “merita l’ergastolo”.

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