I vescovi etiopi: «No alle mutilazioni genitali femminili»

di Enrico Casale
mutilazioni genitali femminili

Una giovane in attesa dell’intervento di mutilazione genitale femminile

La Chiesa cattolica etiope si schiera contro le mutilazioni genitali (Mgf) e ribadisce la necessità di lavorare soprattutto sul piano educativo per sconfiggere questa piaga «frutto principalmente di pressioni sociali». Secondo i vescovi cattolici, sono soprattutto «il timore della stigmatizzazione e la paura di risultare inadatte al matrimonio» a spingere le donne ad accettare simili mutilazioni, «nonostante la consapevolezza della loro pericolosità». Di qui, il richiamo della Commissione episcopale ad affrontare la problematica in maniera globale, partendo dall’educazione dei giovani, i quali possono portare nella società «un cambiamento di atteggiamento nei confronti degli stereotipi tradizionali».

Quello dei giorni scorsi non è stato il primo appello della Chiesa cattolica etiope contro le mutilazioni genitali femminili: già a febbraio 2013, infatti, i prelati si erano schierati, categoricamente, contro tali pratiche, ribadendo come esse non avessero «alcuna base religiosa» ed esortando ad aiutare le vittime in modo adeguato. Le Mgf sono infatti un retaggio di pratiche ancestrali precedenti sia alla diffusione del Cristianesimo sia dell’Islam, ma che per secoli sono state, in qualche modo, tollerate sia dai cristiani sia dai musulmani.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità) sono tra 100 e 140 milioni le bambine, le ragazze e le donne nel mondo che hanno subito una forma di mutilazione genitale. L’Africa è di gran lunga il continente in cui il fenomeno delle MGF è più diffuso, con 91,5 milioni di ragazze di età superiore a 9 anni vittime di questa pratica, e circa 3 milioni di altre che ogni anno si aggiungono al totale.

mutilazioni genitali femminili

Le mutilazioni vengono spesso effettuate con mezzi di fortuna (come lamette e coltelli da cucina) senza rispettare le più semplici norme igieniche

La pratica delle Mgf è documentata e monitorata in 27 Paesi africani. In Egitto, Eritrea, Gibuti, Guinea, Mali, Sierra Leone, Somalia e Sudan il fenomeno tocca praticamente l’intera popolazione femminile. In Burkina Faso, Etiopia, Gambia, Mauritania la diffusione è maggioritaria. ma non universale. In Ciad, Costa d’Avorio, Guinea Bissau, Kenya e Liberia il tasso di prevalenza è tra il 30 e il 40%) della popolazione femminile, mentre nei restanti Paesi la diffusione delle Mgf varia dallo 0,6 al 28,2%.

Sempre secondo l’Oms, il 90% delle Mgf è di tipo escissorio (con taglio e/o rimozione di parti dell’apparato genitale della donna), mentre un decimo dei casi si riferisce all’infibulazione, che ha come scopo il restringimento della vaginale.

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