Il boom di Nollywood

di claudia

di Annamaria Gallone

La Nigeria sta vivendo momenti difficili dal punto di vista economico: il presidente Bola Tinubu, eletto un anno fa, ha preso tutta una serie di decisioni che hanno portato alla svalutazione della naira rispetto al dollaro, con una serie di scioperi e di generale malcontento. In questa situazione di crisi diffusa c’è però un settore in controtendenza: si tratta dell’economia che gira intorno a Nollywood, le produzioni video nigeriane nate all’inizio degli anni Novanta, di scarsa qualità artistica, girate a basso costo e andate a ruba sul mercato in vhs o dvd con tematiche sempre molto simili: tradimenti, magia nera, escalation sociali. Oggi assistiamo a un salto di qualità, non solo dal punto di vista produttivo ma anche economico. Il solo settore cinematografico è passato dalla produzione e distribuzione di 1.800 film, per un valore di 5,1 miliardi di dollari nel 2013, agli attuali 2.500 film, per un valore di 6,4 miliardi di dollari. La regista e analista Assumpta Audu, sulla rivista nigeriana The Republic, parla dei “cinque anni gloriosi di Nollywood”.

“Sebbene le barriere di ingresso a Nollywood siano state basse o inesistenti, l’istruzione e i diversi livelli di conoscenza influenzano la produzione creativa sul posto di lavoro. Oltre al boom che Nollywood ha avuto di recente in termini di investimenti stranieri e partnership con gli streamer, c’è una forte richiesta di un mercato del lavoro strutturato. Nel tentativo di alimentare l’attuale boom dell’economia creativa, l’industria ha ricevuto un sostegno significativo da parte degli organi di regolamentazione e del governo dello Stato di Lagos.

E un salto di qualità è evidente: Una parte di queste produzioni finanziate dai giganti dello streaming, osserva Audu, riguarda gli adattamenti di classici e best-seller. Per esempio, nel giugno 2020, Mo Abudu si è assicurata i diritti per portare sullo schermo, in esclusiva per Netflix, il fortunato libro di Lola Shoneyin, Prudenti come serpenti (e l’opera teatrale del premio Nobel Wole Soyinka, Death and the king’s horseman.

C’è una sola parola per definire questi diversi successi, conclude la giornalista: stiamo assistendo a un “boom dell’intrattenimento” .

Diversamente da quanto è successo a Hollywood, dove l’arrivo delle grandi piattaforme di streaming ha procurato non pochi problemi, in Nigeria la collaborazione con Netflix, Disney, Canal+ o la sudafricana Multichoice è stata meno osteggiata, anche perché ha portato investimenti e contribuito ad alzare il livello di film e serie tv.

LA GRANDE NOVITÀ

La grande novità sono i film indie che cercano consensi all’ombra di Nollywood. Un cinema improvvisato, con giganteschi teli neri che bloccano la luce è sorto in una tipografia abbandonata in un quartiere bohémien di Lagos e decine di giovani si accalcano davanti allo schermo, pronti a scoprire la nuova ondata del cinema nigeriano.

La seconda edizione del festival cinematografico S16, che si è svolto alla fine dello scorso anno, ha riunito registi nigeriani che cercano di fare le cose in modo diverso. Se i due elementi su cui si basa Nollywood sono l’intrattenimento e il profitto, non lo sono per questi nuovi registi le cui priorità sono underground, politiche e innovative.

“Con S16, vogliamo celebrare il cinema come forma d’arte, mettere in luce le nuove voci del cinema indipendente e dei film cinematografici che non vedremmo da nessun’altra parte”, ha affermato Makama, cofondatore del Festival. Disilluso dal suo lavoro nell’industria televisiva nigeriana, Makama nel 2016 ha fondato con due registi, CJ Obasi e Michael Omonua,

Un collettivo chiamato Surreal 16 che cerca di promuovere la diversità nel cinema e nella narrazione. Makama è stato ispirato dal movimento Dogme 95 dei registi danesi Lars Von Trier e Thomas Vinterberg, che cercavano di contrastare la posizione dominante di Hollywood negli anni ’90.

Il collettivo ha stabilito un elenco di 16 regole per guidare gli aspiranti registi. Tra questi: nessuna trama matrimoniale, nessun melodramma, nessuno stereotipo, nessuna propaganda religiosa o censura. Altre regole riguardano la tecnica, compreso il divieto di riprendere il ponte che collega la ricca isola Ikoyi di Lagos e Lekki, visto in quasi tutti i film di Nollywood.

E i risultati si vedono: il cortometraggio “A Japa tale” di Dika Ofoma è un tuffo profondo e intimo nella vita di una coppia divisa tra gli obblighi familiari e il desiderio di emigrare. “È una boccata d’aria fresca”, ha detto Zee, 23 anni, partecipante al festival. “Mi sento rappresentato qui… vedo più me stesso in quei film che nelle produzioni mainstream.”

Non tutti i film hanno la stessa qualità o budget, ma il festival vuole stimolare la riflessione e stimolare il dibattito“Ixora” celebra l’amore che sboccia tra due donne: un argomento tabù in un paese altamente religioso dove l’omosessualità è criminalizzata. Quando le due donne si baciano sullo schermo, la folla scoppia in applausi, una scena che sarebbe inimmaginabile in un cinema tradizionale in cui i film devono essere approvati da un comitato di censura.

“La comunità di registi indipendenti e il loro pubblico stanno crescendo a Lagos e in altre città della Nigeria”, ha detto Aderinsola Ajao, critico cinematografico e fondatore di Screen Out Lout, un club che organizza proiezioni in città. Sempre più luoghi alternativi aprono le loro porte per le proiezioni, dai bar agli edifici residenziali e ai locali sui tetti. La community è attiva anche online, caricando film su YouTube e creando gruppi per cinefili su WhatsApp.

“Quasi ogni giorno scopro un nuovo film indipendente. È una gioia vedere questa moltiplicazione di voci”, ha detto Ajao.”Molti registi si stanno rendendo conto che esiste un pubblico per i loro film, non solo in patria ma anche all’estero.”Nel 2020, “Eyimofe“, che segue due giovani lagosiani nelle loro lotte quotidiane, è stato presentato in anteprima al Festival Internazionale del Cinema di Berlino.“Mami Wata” di CJ Obasi, film che rende omaggio a una dea dell’acqua venerata nell’Africa occidentale, è stato selezionato per il prestigioso festival Sundance.

CJ Obasi spera che la sua produzione d’avanguardia in bianco e nero offra “un nuovo modo di vedere cosa potrebbe essere il cinema africano”.

E noi, questo cinema, lo attendiamo con impazienza.

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