Il Burkina Faso tra jihadisti, miniere d’oro e una pace ancora lontana

di claudia
jihadisti

di Céline Camoin

Cosa succede davvero a Mansila? La località della regione nord-orientale del Burkina Faso è stata l’11 giugno scorso teatro di un imponente attacco sferrato da una fazione del Gruppo di sostegno all’islam e ai musulmani (Gsim o Jnim, legato ad Al Qaeda), che hanno ucciso circa 110 soldati accampati nella rudimentale base della città.

La stampa internazionale, riprendendo comunicati ufficiali delle forze burkinabè, riferisce che la località è stata “riconquistata” grazie a una controffensiva delle forze speciali aeree e terrestri. I militari della missione avrebbero addirittura messo piede a Mansila molto presto dopo l’attacco del Gsim, avrebbero evacuato i feriti, e ripreso la “base”, che non è altro che un perimetro dedicato alla presenza dei soldati e delle loto attrezzature.

Proprio ieri però, la rivista Africa ha parlato con una persona originaria di Mansila, raggiunta telefonicamente a Ouagadougou, dove vive attualmente. Il suo racconto descrive una situazione diversa, sebbene non sia forse del tutto aggiornato, date le condizioni e le difficoltà di comunicazione con l’area.

Il quadro descritto dalla nostra fonte è ben lungi dal trionfalismo della ripresa.  Mansila ‘città’ sarebbe ormai svuotata dai suoi abitanti, ma anche dai terroristi, che sono soliti fare terra bruciata e andare via dopo gli attacchi.

I civili costretti alla fuga sarebbero usati come scudi umani da parte dei terroristi, in una modalità ben strutturata. Il nostro interlocutore – che per motivi di sicurezza preferisce parlare sotto copertura dell’anonimato – ipotizza che oltre un migliaio di persone sono state costrette a lasciare la località e sono state ricollocate nei villaggi circostanti, presso famiglie di accoglienza, sotto la stretta sorveglianza del gruppo terrorista. “I jihadisti passano regolarmente a verificare che siano ancora presenti. Non lasciano che la gente fugga. Conoscono tutti. Hanno una rete capillare. È una strategia molto intelligente da parte di questi terroristi. In questo modo, sanno che non possiamo fare intervenire l’esercito con un raid pesante, perché ci andrebbero di mezzo i nostri parenti, i civili innocenti. È davvero molto complicato risolvere questo dilemma”, spiega.

Per la gente del posto, è una situazione incomprensibile, molto difficile da vivere e raccontare. Le testimonianze infatti arrivano a singhiozzo, qualche volta tramite i commercianti di oro, o tramite qualche canale particolare. Andare adesso a Mansila è, se non impossibile, davvero molto rischioso. Alla domanda se questa sia una situazione comune ad altri villaggi del Burkina, la fonte non conosce la risposta. Ma dalle notizie provenienti dalle reti giornalistiche locali, anche i villaggi di confine con il Mali subiscono attacchi simili, da parte di un’altra fazione del Gsim. Anche quella zona è ricca di miniere d’oro.

Le miniere aurifere artigianali di Mansila, secondo la fonte, sono in mano ai miliziani dei gruppi terroristi. In questo modo, hanno il controllo della principale fonte economica della zona.

Quel che traspare dal racconto è un pezzo di Burkina ormai in mano a questo gruppo, molto ben organizzato, con una gerarchia, una rete di finanziamenti e di attività commerciali del tutto clandestina, ma con la quale ottiene ampi guadagni.

E mentre si cerca di fare chiarezza tra annunci e possibili fake news, in un contesto sempre più diffidente da parte del regime nei confronti di alcune emittenti internazionali  – soprattutto francesi – il blog wamaps scrive che tra il 29 e il 30 giugno i terroristi del Gsim hanno attaccato due volte Tougouri, una località un po’ più centrale rispetto a Mansila, sempre nella parte nord-orientale del Paese. La medesima fonte scrive che almeno 35 volontari per la difesa della patria e 11 civili sono stati uccisi dal lato “amico”, e una decina di assalitori uccisi in una riposta delle forze armate. Gli abitanti sono in fuga verso Dori e Kaya.

Al vento di speranza per un cambiamento che per un momento ha accompagnato la presa di potere, il 30 settembre 2022 del capitale Ibrahim Traoré, è seguita una tempesta di frustrazione e delusione. Il nostro interlocutore ci fa capire che sotto questo regime non c’è spazio per le critiche e le voci dissidenti. Purtroppo non c’è stato ancora il ritorno della sicurezza annunciato e il Paese vive una delle pagine più buie della sua storia.

Secondo il Global terrorism index 2024 dell’Istituto per l’economia e la pace (Iep), lo scorso anno il Burkina Faso ha registrato ben 1.907 morti legati al terrorismo e 442 feriti. il Burkina Faso ha superato l’Afghanistan come il Paese più colpito dal terrorismo.

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