Il Burundi ha dichiarato di aver chiuso il confine con il Ruanda, due settimane dopo che il presidente Evariste Ndayishimiye ha accusato il Paese vicino di sostenere i ribelli. Lo riferiscono le agenzie internazionali.
“Abbiamo chiuso i nostri confini con il Ruanda” ha detto ieri il ministro dell’Interno, dello sviluppo comunitario e della pubblica sicurezza del Burundi, Martin Niteretse. Il ministro ha detto che il suo Paese sta sospendendo i rapporti diplomatici con il Ruanda, chiudendo il confine e deportando i cittadini ruandesi.
In risposta, il portavoce dell’ufficio del governo ruandese ha rilasciato una dichiarazione in cui si rammarica della chiusura unilaterale delle frontiere da parte del Burundi: “Il governo del Ruanda è venuto a conoscenza attraverso i resoconti dei media della decisione unilaterale del governo del Burundi di chiudere nuovamente i confini con il Ruanda. Questa infelice decisione limiterà la libera circolazione delle persone e delle merci tra i due Paesi e violerà i principi della politica regionale cooperazione e integrazione della Comunità dell’Africa orientale” si legge nella dichiarazione.
Alla fine di dicembre, Ndayishimiye ha accusato il Ruanda di ospitare i ribelli Red-Tabara, che hanno rivendicato l’attacco del 22 dicembre nella regione di confine tra Burundi e Repubblica democratica del Congo (Rdc), causando la morte di 20 persone e il ferimento di altre nove. Il Ruanda ha respinto le accuse.
Il gruppo ribelle Red-Tabara ha sede nella parte orientale della Rdc e combatte il governo del Burundi dal 2015.