di Céline Camoin
La coltivazione del cacao è direttamente collegata alla perdita di 386.000 ettari di foreste situate in aree protette in Costa d’Avorio e Ghana tra il 2000 e il 2020. A sostenerlo, un rapporto pubblicato nei giorni scorsi nella rivista accademica Nature Food e realizzata da un team di dieci ricercatori, guidati da scienziati del Politecnico federale di Zurigo (Eth Zurigo). Ne parla l’agenzia Ecofin.
Intitolato “Le piantagioni di cacao sono associate alla deforestazione in Costa d’Avorio e in Ghana”, il rapporto si basa su tecniche di deep learning che combinano i dati disponibili al pubblico sulle piantagioni di cacao nei due Paesi, con immagini satellitari.
I ricercatori sono stati così in grado di produrre mappe ad alta risoluzione delle piantagioni di cacao in Costa d’Avorio e Ghana, poi verificate in numerose località sul campo, prima di un confronto con le mappe del World Database on Protected Areas (Wdpa).
I vari controlli incrociati hanno mostrato un legame diretto tra la distruzione di oltre 360.000 ettari di foreste in aree protette (riserve naturali, parchi nazionali e paesaggi protetti) e la coltivazione del cacao in Costa d’Avorio tra il 2000 e il 2020. Le piantagioni di cacao sono responsabili quindi del 37,4% della deforestazione totale registrata nelle 242 aree protette ivoriane nel periodo in esame (962.000 ettari).
In Ghana, la coltivazione del cacao ha invaso 26.000 ettari di foreste protette, pari al 13,5% della deforestazione totale registrata nelle 286 aree protette del Paese (193.000 ettari).
Il rapporto rivela inoltre che le piantagioni di cacao occupano ormai oltre il 75% della superficie totale di alcune aree protette. È il caso in particolare della foresta di Niegré in Costa d’Avorio (81%) o della riserva forestale di Tano-Ehuro in Ghana (77%).
Sia in Costa d’Avorio che in Ghana, il danno ecologico legato all’invasione delle piantagioni di cacao nelle aree protette è tanto più pericoloso in quanto i due Paesi sono attraversati dalla foresta guineana dell’Africa occidentale, che è stata classificata dalla Ong Conservation International come hotspot globale della biodiversità.
Mentre la Costa d’Avorio e il Ghana rappresentano da soli circa i due terzi della produzione mondiale di fave di cacao, il rapporto rileva che la massiccia deforestazione è dovuta in particolare alle basse rese e al basso prezzo di questo ingrediente chiave del cioccolato, che incoraggiano gli agricoltori a produrre di più. In questi due paesi dell’Africa occidentale, quasi tutti gli agricoltori guadagnano meno di 1 dollaro al giorno, ben al di sotto della soglia di estrema povertà di 1,90 dollari al giorno. Le rese medie degli alberi di cacao sono basse, a causa in particolare dell’impoverimento del suolo, dell’invecchiamento degli alberi e del basso utilizzo di fattori di produzione. In questo contesto, il disboscamento consente a questi contadini di beneficiare di nuova terra temporaneamente fertile e, quindi, redditi più elevati a breve termine che se la terra già coltivata fosse utilizzata.
Si stima che la Costa d’Avorio e il Ghana abbiano perso rispettivamente più del 90% e del 65% della loro copertura forestale dal 1950, a causa di questa pratica diffusa.
Il rapporto indica inoltre che i dati ufficiali sottostimano significativamente l’area occupata dalle piantagioni di cacao in entrambi i Paesi. Questa sottovalutazione, che in Ghana arriva fino al 40%, deriva in parte dall’opacità della filiera del cacao, che coinvolge “una complessa rete di intermediari” composta da molti attori pubblici e privati.