Il caso delle spose bambine in Zimbabwe

di claudia

In Africa, una giovane donna su tre è costretta a contrarre un matrimonio combinato prima dei suoi 15 anni. Neanche la riforma dello Zimbabwe lascia presagire buone possibilità che questa pratica si esaurisca. Se la comunità internazionale non dovesse reagire adeguatamente, nel 2050 l’Africa sarà il continente con il maggior numero di spose bambine al mondo. La popolazione femminile africana è, infatti, destinata a crescere da 275 milioni a 465 milioni: in trent’anni le spose bambine arriveranno quasi a 310 milioni.

di Ornella Ordituro

I matrimoni forzati si configurano come forme di violenza contro le donne, costituendo atti di persecuzione nei confronti delle stesse. A tal proposito, la Convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica del 2011 (Convenzione di Istanbul) impegna le parti a garantire che il matrimonio forzato, così come le mutilazioni genitali femminili, sia riconosciuto come una forma di persecuzione ai sensi della Convenzione relativa allo status dei rifugiati del 1951 (Convenzione di Ginevra). Secondo i dati UNICEF, le spose bambine sono presenti soprattutto nelle aree rurali e tra le fasce di popolazione più povere, nelle quali si verifica il doppio delle probabilità di matrimoni a un’età inferiore a 18 anni rispetto alle coetanee che vivono in contesti più ricchi e sviluppati. Le motivazioni dei matrimoni precoci vanno generalmente ricercate nelle condizioni economiche, sociali e culturali delle famiglie, secondo cui le bambine rappresentano solo un “peso” e una “preoccupazione”. Anche la religione è un fattore rilevante: la fede, combinata con alcune tradizioni tribali, può convincere le famiglie delle giovani donne che sia meglio darle in sposa piuttosto che farle studiare. Vi è, inoltre, un’esigenza di rafforzare i legami tra le comunità o all’interno di esse e di proteggere le ragazze dalle gravidanze al di fuori del matrimonio.

Alcuni dati nell’Africa subsahariana

In Africa subsahariana, il matrimonio è sia un’opportunità economica per la famiglia della giovane sposa – che ne ricava un beneficio dalla dote ricevuta come prezzo nuziale per la figlia – sia un’opportunità culturale per la donna, poiché è radicata la convinzione secondo cui è bene che una donna sia in compagnia di un uomo che la protegga. Il Niger ha il triste primato di avere un consistente numero di bambine che si sposa prima di aver compiuto 18 anni (4.1 milioni) e di matrimoni forzati (76%) nella regione occidentale seguito dalla Repubblica Centrafricana; in Nigeria si contano 22 milioni di spose bambine con una altrettanto alta percentuale di matrimoni forzati (40% della regione); in Chad sette ragazze su dieci sono spose bambine; in Mauritania il 60% delle spose bambine ha un marito più grande di almeno dieci anni; in Liberia le donne prive di educazione scolastica si sposano intorno ai 17 anni, quattro anni prima rispetto alle loro coetanee che hanno ricevuto un’educazione secondaria; in Madagascar il 28% delle adolescenti è sposata, un altro 6% ha già divorziato, è vedova o si è separata; le donne di Nairobi si sposano sei anni dopo rispetto alle kenyote che vivono nel nordest (17 anni). Dalla parte opposta, invece, Gibuti, Sudafrica, Swaziland, Namibia e Ruanda (tutti sotto il 10%).

Il caso dello Zimbabwe

In Zimbabwe il fenomeno delle spose bambine riguarda la maggioranza della popolazione femminile. Il 33% delle donne tra i 20 e i 49 anni dichiara di essersi sposato da minorenne: una ragazza su tre si sposa prima di aver compiuto 18 anni e il 4% anche prima dei 15. Eppure, la politica dell’ex Presidente Robert Mugabe si era dimostrata concreta nell’affrontare questo problema, che affligge la gran parte dei Paesi dell’Africa subsahariana. Nonostante lo Zimbabwe sia parte delle convenzioni internazionali a tutela dei diritti umani, le abitudini nazionali in materia matrimoniale sono ancora discriminanti nei confronti della popolazione femminile. Lo Zimbabwe, come il Malawi e il Ghana, ha innalzato a 18 anni l’età minima per i matrimoni. Le cose erano in parte cambiate prima nel 2013 con la riforma costituzionale del 22 maggio, in seguito nel gennaio 2016 con una sentenza storica della Corte costituzionale: da un lato la riforma aveva sancito tra gli articoli il vincolo di matrimonio solo per volontà delle parti, vietando, peraltro, il matrimonio tra bambini; dall’altro, la sentenza ha addirittura dichiarato incostituzionale la Legge matrimoniale decretando senza eccezione alcuna che l’età minima per i matrimoni sia 18 anni per entrambe le parti – prima era di 18 anni per gli uomini e di 16 per le donne. La Corte, in aggiunta, vieta le promesse di matrimonio che coinvolgano minori, in particolare bambine, così come ogni tipo di unione imposta. È altresì considerato un crimine avere rapporti sessuali con bambine tra i 12 e i 15 anni e il consenso della vittima non è una giustificazione. Ciononostante, sono ancora molti i casi di spose bambine, soprattutto tra le comunità indigene delle chiese di culto apostolico – gruppi evangelici che uniscono credi cristiani con culture tradizionali locali.

In memoria di Anna Machaya

Lo Zimbabwe è sconvolto dall’ultimo episodio che ha coinvolto la quindicenne Anna Machaya, morta a seguito della difficile gravidanza di luglio. La testimonianza delle persone a lei vicine hanno riportato che la bambina era stata promessa in sposa già all’età di 9 anni a un uomo più grande di lei. Inoltre, solo tra gennaio e febbraio 2021 Sithembiso Nyoni, Ministro Women’s Affairs dello Zimbabwe, ha registrato oltre 5.000 teenagers gravide e 1.174 matrimoni. La sentenza della Corte Costituzionale lasciava sperare che altri Paesi potessero seguire l’esempio dello Zimbabwe. Tuttavia, a causa di condizioni socio-economiche poco soddisfacenti, anche aggravate dalla pandemia da Covid-19, in moltissime altre zone rurali dell’Africa subsahariana le famiglie combinano i matrimoni delle figlie in base all’offerta che quantifica il “valore” della sposa. Ad esempio, in Sudafrica la lotta contro le spose bambine è iniziata nel 1998 con il riconoscimento dei matrimoni consuetudinari a 18 anni. Eppure, la pratica tradizionale dei matrimoni imposti (ukuthwala) è ancora molto frequente. Le ragazzine più giovani vengono prese in base a una credenza secondo cui dormire con una vergine guarisca l’uomo dall’HIV/AIDS, ma al contrario di quanto credano la malattia continua a diffondersi.

(Ornella Ordituro – Amistades)

Approfondimenti

www.unicef.org/wca/media/2596/file/Child%20Marriage%20in%20WCA%20-%20At%20a%20Glance.pdf

www.unicef.org/zimbabwe/media/3261/file/Zimbabwe%20Child%20Poverty%20Report%202019.pdf

ilcaffegeopolitico.net/40852/spose-bambine-africa-caso-dello-zimbabwe

www.africarivista.it/ghana-matrimoni-forzati-una-minore-su-cinque-e-sposata/192233

www.africarivista.it/lukuthwala-in-sudafrica-tra-tradizione-e-abuso/192970

www.girlsnotbrides.org

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