Il caso Sèye (adombrato da Sonko) arriva in Europa

di Stefania Ragusa

Il clamore riservato in Senegal a Sonko ha fatto passare in secondo piano un altro “caso” controverso e che non ha ancora trovato soluzione: quello di Boubacar Sèye, cittadino spagnolo e senegalese, presidente dell’associazione per i diritti dei migranti Horizon sans Frontières.

Sèye è stato arrestato il 15 gennaio all’aeroporto di Dakar, di ritorno dalla Spagna, accusato prima di diffamazione e poi di diffusione di notizie false.
Le accuse, più specificatamente, erano riferite a quanto affermato nel corso di un’intervista rilasciata a ottobre alla testata senegalese L’Obs. In quell’occasione Sèye aveva detto di voler sapere come il governo senegalese avesse speso 118 milioni di euro che l’Unione Europea aveva destinato a Dakar per contrastare la migrazione irregolare.

Boubacar Séye, che ha avuto dei problemi di salute e si trova ora agli arresti domiciliari, è in attesa di processo. Il suo caso intanto è stato portato nei giorni scorsi all’attenzione del vice presidente della Commissione europea/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, grazie a un’interrogazione parlamentare presentata dall’europarlamentare italiano Brando Benifei.

«Mettere a tacere i cittadini che fanno affermazioni fastidiose è purtroppo divenuta una pratica del sistema senegalese», ha detto a Africa Rivista Ousmane Tamsir, direttore amministrativo di Horizon sans Frontiéres. «Non sappiamo quando ci sarà il processo ma abbiamo ritenuto opportuno attivarci anche in una sede internazionale».

Tamsir ha ricostruito per Africa Rivista la vicenda Séye nei suoi passaggi essenziali: «A settembre del 2019, in occasione di un forum sulle migrazioni organizzato a Dakar, Boubacar ha saputo dell’esistenza di questo stanziamento dal delegato Ue che era intervenuto. La rappresentante della delegazione Ue a Dakar ha chiesto a Boubacar una mail per mandargli le prove dei finanziamenti dai Fondi fiduciari Ue. Da qui l’aspirazione a capire come fossero stati spesi i 118 milioni di euro: dal momento che le partenze non si fermavano e i morti in mare continuavano ad aumentare, sarebbe stato importante saperlo, in modo da immaginare azioni più efficaci. L’intento non era accusatorio».

A ottobre 2020 Boubacar parla di queste cose con l’Obs. Il 23 dicembre rientra in Spagna per passare le feste con la famiglia. «Lì viene raggiunto da una telefonata della gendarmerie che lo avvisa che si sta indagando su di lui», prosegue Tamsir. «Si affretta a rientrare in Senegal per chiarire la sua posizione ma con grande sorpresa viene arrestato all’aeroporto. Gli contestano di avere lasciato il territorio nazionale mentre era in corso un’indagine su di lui. Gli viene contestata inizialmente la diffamazione. Quindi l’accusa si trasforma in diffusione di notizie false».

Detenuto nel carcere di Cap Manuel, in pochi giorni le sue condizioni di salute diventano critiche. Il 3 febbraio viene rimesso in libertà vigilata, poi con l’aiuto da amici, portato all’ “urgences cardiaque”di una clinica di Mermoz. Intanto Adji Sarr presentava la sua denuncia contro Ousmane Sonko e l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica si spostava altrove. Il caso Sèye però è tutt’altro che chiuso.

Boubacar, da casa sua e in convalescenza, ha seguito l’evoluzione della vicenda Sonko e appena si sentirà meglio tornerà a fare sentire la sua voce pubblica. Intanto, in un comunicato rilasciato nei giorni scorsi, Horizon sans Frontiéres si rivolge al presidente Macky Sall chiedendo la fine delle detenzioni arbitrarie e il rilascio delle persone arrestate durante le manifestazioni. Nel testo viene sottolineata la vicinanza non solo temporale tra il caso Sèye e il caso Sonko e si osserva come “il Senegal da tempo si trovi ad affrontare una tensione sociale segnata dalla manipolazione delle sue istituzioni attorno a un progetto per liquidare le libertà individuali e collettive”.

(Stefania Ragusa)

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