Il Ciad abbandona l’accordo di difesa con la Francia, quali conseguenze?

di claudia
francia

di Céline Camoin

Il 29 novembre, il Ciad ha annunciato la fine dell’accordo di difesa con la Francia, rivisto nel 2019 per rafforzare la cooperazione in materia di sicurezza. La decisione riflette un cambiamento strategico e si inserisce nella tendenza di diversi Paesi del Sahel a ridurre la dipendenza da Parigi. Ma si tratta davvero di una rottura?

“La Francia prende atto e intende proseguire il dialogo per l’attuazione di queste linee guida”: con queste concise parole ha reagito il ministero francese degli Esteri all’annuncio da parte del ministro degli Esteri del Ciad, Abderaman Koulamallah, della fine degli accordi di Difesa con la Francia. Questo riposizionamento strategico avviene in un contesto in cui diversi Paesi africani, in particolare nel Sahel, mettono in discussione la loro dipendenza da Parigi.
Dal 1960, le relazioni tra la Francia e il Ciad sono al centro di una fitta cooperazione militare, strutturata da una serie di accordi di difesa. Questi testi mescolano clausole ufficiali e disposizioni più discrete, e hanno finora permesso alla Francia di mantenere una presenza strategica in questo Paese del Sahel. Il giornale online Le N’Djam Post ripercorre la storia degli accordi, rescissi dal Ciad il 28 novembre.

I primi accordi di difesa tra Francia e Ciad furono firmati nell’agosto del 1960, il giorno dopo l’indipendenza, nell’ambito di una strategia francese volta a preservare la propria influenza in Africa garantendo al tempo stesso la sicurezza dei giovani Stati. Tra le loro principali disposizioni, la mutua assistenza militare, la disposizione delle truppe francesi con basi militari, in particolare a N’Djamena, a disposizione per interventi rapidi; il mantenimento dell’ordine, secondo il N’Djam Post attraverso una convenzione segreta del 1961 che autorizza gli interventi francesi in caso di disordini interni, spesso per sostenere i regimi in vigore.
“Questi accordi, rafforzati da operazioni come Limousin (1969) o Épervier (1986-2014), mostrano il desiderio francese di garantire i propri interessi in una regione segnata da insurrezioni (Frolinat) e conflitti transfrontalieri (guerra Ciadiano-Libica). Tuttavia, alcune clausole, non pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale, hanno alimentato le critiche, alimentando le accuse alla Francia di servire soprattutto i propri interessi”, si legge.

Nel settembre 2019 gli accordi di difesa sono stati rivisti per rispondere alle nuove sfide in materia di sicurezza e alle crescenti esigenze del Ciad. Questa revisione introduceva sei convenzioni bilaterali volte a modernizzare la cooperazione militare in ambito di comando e organizzazione, logistica e manutenzione, formazione, intelligence, sicurezza regionale “Queste revisioni hanno segnato un tentativo di riequilibrare il rapporto, con l’ambizione dichiarata di rendere il Ciad meno dipendente dal sostegno militare francese. Tuttavia, in realtà, questa dipendenza è rimasta forte forte, in particolare per le operazioni regionali come Barkhane, che utilizza ancora la base di Adji Kossei”, scrive il media online.

Mahamat Déby Itno
Mahamat Idriss Deby

La rottura con Parigi non è stata l’unica da parte del Ciad: “All’inizio del 2024, il Ciad, attraverso un laconico comunicato stampa, aveva chiesto la partenza di 75 forze speciali americane di stanza nella stessa base di Adji Kossei, citando irregolarità nei documenti che ne autorizzavano la presenza. Allo stesso tempo, N’Djamena ha firmato un nuovo accordo militare con l’Ungheria, anche se lo spiegamento delle truppe ungheresi resta sospeso”.

Il presidente ciadiano, Mahamat Idriss Deby,  posizionato al potere dal 2021, a seguito della morte del padre, il presidente Idriss Deby Itno, ha tenuto nei giorni scorsi una conferenza stampa per spiegare le ragioni della rescissione dell’accordo di difesa tra il Ciad e la Francia definendola un “atto sovrano, attentamente considerato e pienamente assunto”, volto a riaffermare l’indipendenza del Paese e onorare le aspettative del popolo ciadiano.
“Questo accordo è stato firmato in un altro tempo, con altri attori di entrambe le parti e in un contesto altrettanto diverso. Mirava a rispondere alle sfide comuni di un’altra situazione nazionale, regionale e internazionale. Tuttavia, col tempo questo accordo è diventato obsoleto. Completamente obsoleto. Non corrispondeva più né alle realtà di sicurezza, geopolitiche e strategiche del nostro tempo, né alle nostre legittime aspettative riguardo alla piena espressione della nostra sovranità”.

Secondo Deby, la rottura di questo accordo di difesa con la Francia deve generare a livello delle forze di difesa e di sicurezza più responsabilità, più impegno e più concentrazione per difendere meglio l’integrità del Ciad e garantire la sicurezza dei suoi cittadini.
Diversi aspetti hanno spinto alla decisione, come il fatto che la presenza militare francese in Ciad non si fonda su una base di reciprocità. “Il Ciad non deve più accettare dagli altri ciò che non viene accettato da questi altri”.  Cita anche la volontà di costruire un esercito ciadiano in linea con tutte le sue responsabilità, più autonomo, più impegnato e più responsabile nell’adempimento della sua missione sovrana di difesa della patria.

Deby insiste però nel voler chiarire che “questa decisione di rottura non costituisce in alcun modo un rifiuto della cooperazione internazionale né una messa in discussione delle relazioni diplomatiche con la Francia. “Rimaniamo aperti a scambi costruttivi con tutti i nostri partner, compresa la Francia, con l’obiettivo di stabilire nuovi quadri di cooperazione basati sui principi universali che governano le relazioni internazionali”. Ribadisce il fermo impegno a continuare la lotta contro il terrorismo e a lavorare per contribuire alla sicurezza regionale, in stretta collaborazione con i Paesi vicini e tutte le nazioni che condividono queste preoccupazioni.
“Il Ciad continuerà a svolgere il suo pieno ruolo e a occupare il suo pieno posto nelle iniziative volte a rafforzare la pace e la sicurezza nel continente africano in particolare e nel mondo in generale. Tuttavia, la nostra massima priorità rimane la protezione della nostra gente e del nostro territorio”, ha detto il presidente.

Condividi

Altre letture correlate: