È in corso un’epidemia di colera in Somalia. A lanciare l’allarme è l’Organizzazione mondiale della sanità che nei giorni scorsi ha dichiarato di aver registrato dall’inizio dell’anno quasi 40 decessi correlati alla malattia.
“Il colera è endemico in Somalia con focolai ricorrenti segnalati dal 2017 – ha spiegato in una nota l’Oms -. Tra il 1° gennaio e il 10 luglio 2022, sono stati segnalati 7.796 casi, con 37 decessi associati (rapporto di mortalità dello 0,5%) in 25 distretti colpiti dalla siccità”.
I casi segnalati nei primi sei mesi del 2022 hanno superato quelli segnalati nel 2021 negli stessi distretti colpiti dalla siccità. Lo scorso anni i casi segnalati sono stati 6.205 casi con 39 decessi.
L’attuale focolaio si sta verificando nel contesto di altre emergenze in corso, in particolare modo gli alti tassi di malnutrizione e la crescente siccità. Fattori che stanno esacerbando la fragilità della situazione umanitaria della Somalia e hanno portato a un grande sfollamento di persone, esercitando ulteriore pressione su “un sistema sanitario già sovraccaricato e sottoperformante”.
La Somalia ha attualmente una capacità limitata di rispondere ai focolai, aumentando il rischio di gravi effetti sulla salute pubblica. Inoltre, la siccità è peggiorata nella regione del Corno d’Africa, principalmente in Somalia, dove non c’è pioggia in vista, secondo le Nazioni Unite che hanno avvertito che i casi di insicurezza alimentare sono in aumento.
L’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef) ha affermato che, entro la fine dell’anno, 7,1 milioni di somali, ovvero metà della popolazione, dovranno affrontare una grave insicurezza alimentare.
Un totale di 1,5 milioni di bambini in Somalia sotto i 5 anni di età saranno gravemente malnutriti, secondo il loro ultimo rapporto sulla situazione. Il numero ammonta al 45% dei bambini in Somalia. Per sostenere gli sforzi umanitari nel 2022, l’Unicef Somalia ha dichiarato di aver ricevuto 41 milioni di dollari contro i 177 milioni di dollari richiesti. L’appello del 2021, tuttavia, ha ancora un gap di finanziamento del 61%.
A ciò si aggiunge la persistente instabilità politica e militare. Continuano infatti gli attacchi di al-Shabaab, milizia jihadista legata ad al-Qaeda. Il gruppo mantiene un forte radicamento in tutto il Paese e, in modo particolare, nelle regioni dell’entro terra. Da qui organizza raid sanguinosi. La politica nazionale si sta assestando, dopo l’elezione del presidente e la nomina del premier sta cercando nuovi assetti e collaborazioni internazionali per riportare in Somalia quella stabilità fondamentale per la ripresa economica.