di Céline Camoin
Esperti nazionali e internazionali si sono riuniti per discutere il riconoscimento del Genocost, il genocidio congolese legato allo sfruttamento economico. L’incontro mira a sensibilizzare la società e a sviluppare strategie concrete per ottenere giustizia.
Una tavola rotonda sul riconoscimento del Genocost – genocidio congolese per guadagni economici – ha riunito a Kinshasa esperti nazionali e internazionali, segnando una tappa importante per far sentire la voce delle vittime e di mobilitarsi attorno a questa causa cruciale.
Organizzato congiuntamente dalla Commissione interistituzionale per l’assistenza alle vittime e il sostegno alle riforme (Cia-Var) e dal Fondo nazionale per le riparazioni alle vittime (Fonarev), questo incontro inclusivo intende rappresentare un trampolino di lancio per lo sviluppo di strategie concrete. L’obiettivo è sensibilizzare l’intera società congolese sull’importanza di appropriarsi di Genocost, tappa essenziale per garantirne il riconoscimento internazionale.
Il presidente Felix Antoine Tshisekedi, ha inaugurato la Tavola Rotonda. “Per tre decenni, il nostro popolo ha sopportato una tragedia umana di proporzioni immense. Violenza sessuale sistematica, massacri, spostamenti forzati, distruzione di interi villaggi, rapimenti e tante altre atrocità sono state commesse, principalmente nell’est del nostro paese, in sfida al diritto alla vita, alla dignità umana e alla pace. Questi crimini, perpetrati in un contesto di saccheggio organizzato delle nostre risorse naturali, hanno preso di mira interi gruppi e comunità, con una logica di sterminio e dominio territoriale. Il rapporto Mapping e numerose testimonianze dipingono un quadro agghiacciante. Di fronte a questa realtà, il Genocost non è solo un concetto o una data simbolica. È l’incarnazione di un dovere: sensibilizzare, riconoscere e riparare”, ha dichiarato il DG Patrick Fata Makunga, direttore del Fonarev.

All’insegna dell’unità nazionale, questa tavola rotonda ha riunito personalità di spicco provenienti da contesti diversi, tra cui rappresentanti governativi, attori della società civile ed esperti di diritti umani. Questa diversità mira a incoraggiare una riflessione comune sulla necessità di riconoscere e commemorare le atrocità del passato.
Le discussioni svoltesi durante questa tavola rotonda mirano anche a promuovere una cultura di pace tra la popolazione congolese. Gli oratori hanno sottolineato che la pace non può essere raggiunta senza un autentico processo di riconciliazione e senza il riconoscimento delle sofferenze patite dalle vittime del genocidio. Secondo loro, la cultura della pace deve essere integrata nell’istruzione e nelle politiche pubbliche per costruire un futuro migliore per le generazioni future.
Il presidente Tshisekedi, da parte sua, ha ribadito il suo impegno per la causa delle vittime e ha invitato tutte le parti interessate a unirsi per portare avanti questa lotta. Ha inoltre sottolineato la necessità di un dialogo costruttivo e inclusivo, che consenta a ogni voce di essere ascoltata e rispettata. “Siamo qui per gettare le prime basi per un riconoscimento nazionale e internazionale, ma anche per difendere una cultura di pace, basata sulla giustizia e sulla verità. Siamo quindi riuniti per dimostrare, utilizzando strumenti disponibili e accessibili come il rapporto Mapping, la crudeltà e la brutalità della violenza che molti dei nostri compatrioti hanno sofferto a causa della loro appartenenza alla nazione congolese in generale, e più specificamente a gruppi e comunità il cui diritto a vivere non osa corrispondere all’ambizione distruttiva dei nostri predatori”, ha affermato.