Il Consiglio norvegese per i rifugiati lancia un monito: “è disumana la crisi in Rdc”

di claudia

In visita nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, Jan Egeland, segretario generale del Consiglio norvegese per i rifugiati (Nrc), è rimasto scioccato e turbato dalle disumane condizioni umanitarie in cui vive la popolazione. Descrive una situazione in cui intere famiglie, già sfollate più volte, si ritrovano ora senza riparo, senza acqua potabile e senza accesso all’assistenza sanitaria a causa dell’intensificarsi dei conflitti e della violenza, riporta il giornale Actualite.

“Sono davvero scioccato dalle condizioni di vita che ho visto a Goma e nei dintorni. “Le vite di centinaia di migliaia di persone nella Rdc orientale sono appese a un filo”, ha affermato. “Nel Nord e nel Sud Kivu, i civili sono stati ripetutamente costretti a fuggire dai campi, dove le strutture essenziali erano spesso già inadeguate. Oggi, la maggior parte di loro si ritrova in luoghi senza riparo, servizi igienici di base o acqua pulita, il che ha portato a un rapido aumento di malattie come il colera”, ha proseguito Egeland.

Il Segretario generale dell’Nrc ritiene che l’esplosione dei bisogni umanitari richieda un’attenzione immediata da parte della comunità internazionale che per troppo tempo ha voltato le spalle alle popolazioni che vivono in questo contesto di crisi, trovando scandaloso il numero esiguo di organizzazioni umanitarie che operano nella regione, mentre i bisogni sono innumerevoli.

“Il nostro coraggioso staff è rimasto a Goma nel pieno del conflitto e, nel giro di pochi giorni, ha ripreso a supportare la comunità. Ma molti degli sfollati di cui ho sentito parlare questa settimana hanno perso tutto dopo anni di violenza. È inaccettabile che solo poche organizzazioni umanitarie siano lasciate sole ad affrontare la moltitudine di bisogni. “È giunto il momento che gli aiuti forniti qui aumentino per adeguarsi alla portata della sofferenza umana”, aggiunge Jan Egeland.

Dall’inizio dell’anno, l’offensiva M23 ha causato lo sfollamento di 1,2 milioni di persone nel Nord e nel Sud Kivu. Nello stesso tempo, altri 1,8 milioni di persone sono state costrette a tornare nelle loro zone di origine, spesso devastate da anni di conflitto tra diversi gruppi armati. Esposti all’insicurezza, questi civili subiscono minacce costanti, violenza di genere e condizioni di vita precarie. In molte località la presenza di ordigni inesplosi impedisce ancora ai residenti di coltivare le proprie terre e di provvedere alle proprie necessità. Il deterioramento della situazione della sicurezza nella Repubblica Democratica del Congo ha gettato milioni di persone in una crisi umanitaria senza precedenti.

Gli scontri tra le FARDC, sostenute dai Wazalendo, e l’AFC-M23 sostenuta dal Ruanda hanno causato migliaia di morti e feriti, in particolare durante la presa di Goma. Oltre 21 milioni di congolesi sono colpiti da una serie di crisi interconnesse, che vanno dai conflitti armati alle catastrofi naturali fino alle epidemie. Questa “policrisi” multidimensionale, secondo le Nazioni Unite e il governo congolese, è caratterizzata da una spirale di violenza che si estende dall’Ituri al Tanganica, nonché dal controllo da parte dell’M23 di aree strategiche del Nord e del Sud Kivu, dove le esigenze umanitarie sono allarmanti.

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