È morto ieri Kenneth Kaunda, ex presidente dello Zambia e padre dell’indipendenza del Paese, conosciuto anche come Kk, ultima grande figura della lotta al colonialismo del secolo scorso. È stato dichiarato il lutto nazionale per 21 giorni.
L’attuale presidente, Edgar Lungu, ha espresso la sua “grande tristezza” in un messaggio pubblicato su Facebook. “Te ne sei andato quando meno ce lo aspettavamo”, ha scritto, esprimendo il suo rammarico per la scomparsa di una “vera icona africana”.
Kaunda, 97 anni, era ricoverato da lunedì al Maina Soko Medical Center per polmonite, come aveva riportato il suo assistente Rodrick Ngolo, parlando con la stampa. “Il problema della polmonite è ricorrente per l’ex presidente e i suoi ricoveri in ospedale sono sempre legati a questa malattia”, aveva detto, aggiungendo che lo stato di salute dell’ex presidente sembrava “migliorato” da lunedì. Era il più giovane di una famiglia di otto figli. Il padre era un pastore del Malawi. Kk fu dapprima insegnante. Poi si arruolò in politica all’interno del ramo della Rhodesia del Nord dell’African National Congress. Quando se ne andò, fondò il partito unificato per l’indipendenza nazionale, Unip, e nell’ottobre 1964, all’età di 40 anni, divenne il più giovane primo ministro del Commonwealth.
Soprannominato “il Gandhi africano” per il suo attivismo non violento, Kenneth Kaunda aveva guidato l’ex Rhodesia del Nord, che era protettorato britannico, verso un’indipendenza incruenta. Socialista e vicino a Mosca, restò alla guida del paese per 27 anni, in gran parte sotto un regime a partito unico, la cui cattiva gestione è stata tuttavia alla base di una persistente crisi economica e sociale. Come accaduto a molti altri leader africani, dopo la presa di potere si trasformò in un autocrate. Dopo violenti disordini, nel 1991 Kaunda accettò di andare a libere elezioni, ma fu sconfitto e costretto a cedere il passo a Frederick Chiluba, con cui ebbe rapporti molto tesi.
Durante gli anni trascorsi al potere, Kaunda ha dato il suo sostegno a molti movimenti che lottavano per l’indipendenza o l’uguaglianza dei neri in Angola, Mozambico, Zimbabwe e Namibia e accogliendo i sudafricani dell’Anc impegnati nella lotta contro l’apartheid. Kuanda è stato il leader del principale partito nazionalista, l’Unip. Già anziano si è impegnato attivamente nella lotta contro l’Aids, a partire dal momento in cui annunciò pubblicamente che uno dei suoi figli era morto a causa della malattia. “Dobbiamo combattere l’Hiv con lo stesso zelo con cui abbiamo combattuto il colonialismo”, è stata una sua celebre dichiarazione.