Sarà una Pasqua diversa per i cristiani africani. Una Pasqua che ricorderanno a lungo. Nessuna chiesa aperta. Nessuna messa solenne con canti e balli. Nessun abbraccio a parenti e amici. Negli edifici sacri risuonerà l’eco delle parole dei sacerdoti che celebreranno da soli. La Chiesa cattolica (ma anche quelle riformate) ha chiesto ai fedeli di rimanere a casa a causa dell’epidemia di coronavirus. Ovunque i vescovi e le Conferenze episcopali hanno chiesto di applicare in modo rigoroso il distanziamento sociale imposto a tutti, per evitare contatti ed eventuali contagi.
«Le celebrazioni si terranno, ma senza il popolo – spiega mons. Samuel Kleda, arcivescovo di Douala in Camerun ai microfoni di Rfi France –. Preghiamo per il popolo, purtroppo senza popolo. Così ho celebrato la liturgia del Venerdì Santo».
In alcune parrocchie africane non sarà possibile andare oltre la «comunione di preghiera», cioè una preghiera a distanza. Ma in altri, l’epidemia ha fatto aguzzare l’ingegno, sviluppando nuovi modi per celebrare la Pasqua. Mons. Fridolin Ambongo, arcivescovo metropolita di Kinshasa, ha annunciato sul suo account Twitter: «Celebrerò il triduo pasquale nell’unione di preghiera con voi, e la domenica di Pasqua nella cattedrale di Notre-Dame in Congo arriveremo nelle case attraverso la televisione cattolica Elikya, radio Elikya, radio Maria e YouTube». La presenza dei fedeli è stata ridotta al minimo nella cattedrale di Notre-Dame du Congo per la messa, celebrata il Sabato santo. Uno dei leader laici della parrocchia spiega che solo una ventina di persone scelte tra i leader locali della Chiesa saranno fisicamente presenti alla messa di domani.
Non tutti accettano questa soluzione. E sui social network in molti esprimono la propria delusione: «Quando penso che sarei dovuto essere battezzato questa domenica e poi penso che alla situazione in cui ci troviamo, mi si spezza il cuore – scrive –. Purtroppo seguiremo le funzioni religiose davanti agli schermi. Dio ci aiuti».
A Dakar, la Via crucis del Venerdì santo arriva attraverso i laptop. La funzione religiosa è stata trasmessa su YouTube dall’Ufficio diocesano di informazione e comunicazione. «È ancora importante celebrare questa celebrazione con solennità, nonostante la situazione», ha detto padre Mbaye Remi, dell’arcidiocesi di Dakar.
In Benin, l’arcivescovo di Cotonou, mons. Roger Houngbedji, ha celebrato la messa del Venerdì Santo di fronte a pochi fedeli. Ma anche qui l’ufficio religioso è trasmesso in streaming per rispettare il divieto di celebrazioni pubbliche. I sacerdoti beninesi hanno creato un sito web e informato i fedeli con WhatsApp inviando loro il programma delle celebrazioni. Un’interfaccia sul sito consente di richiedere online che una messa possa essere celebrata a favore di un amico o un parente defunto. Il pagamento viene quindi effettuato tramite trasferimento di denaro proprio come le offerte. La messa di Pasqua celebrata dall’arcivescovo di Cotonou alle 10 sarà trasmessa in diretta.
Padre Augustin Obrou, direttore delle comunicazioni dell’Arcivescovado di Abidjan (Costa d’Avorio), afferma: «La Pasqua è la festa per eccellenza dei cristiani cattolici e abbiamo deciso, in diverse parrocchie, di creare web tv. I fedeli seguono direttamente la messa dai collegamenti che abbiamo dato loro».
Nelle città eritree le messe saranno celebrate in chiese chiuse al pubblico, ma saranno riprese da telecamere e le immagini rilanciate sui social network. «Nelle campagne – spiega abba Mussie Zerai, sacerdote dell’eparchia di Asmara – la connessione è debole o assente. Per questo motivo i sacerdoti celebreranno la messa nelle chiese con le porte aperte. I fedeli rimarranno sul sagrato a debita distanza uno dall’altro».
«I cristiani vivono nella società – ha detto Nicodème Barrigah-Bénissan, arcivescovo di Lomé in Togo –. Non possono opporsi alle misure preventive adottate dal governo. Devono rispettarle. Ciò non ci impedisce di raggiungerli in altro modo».