Oggi vi presentiamo “Europa” di Haider Rashid, il film non è realizzato da un regista africano, ma affronta con sensibilità un tema che riguarda da vicino l’Africa e tutti noi: l’esperienza della migrazione.
di Annamaria Gallone
In attesa di recensire i film della biennale di Venezia, vi parlo oggi di un film che potremo vedere in sala e che non è realizzato da un africano, ma che tocca da vicino gli africani e tutti noi. Si tratta di Europa di Haider Rashid, un regista e produttore fiorentino che ha la cultura irachena nel cuore: Il padre, Erfan Rashid, è un giornalista e regista iracheno, attivo da molti anni a Firenze, che ha trasmesso al figlio gli echi e il forte legame con la cultura irachena e anche una particolare sensibilità per chi migra e si lascia alle spalle le proprie origini, ma porta la propria cultura al Paese nel quale emigra.
Haider ha già al suo attivo lungometraggi e documentari premiati e apprezzati dalla critica e ha fondato la sua casa di produzione Radical Plans. Quasi tutte le sue opere parlano di una società globale, di un incessante human flow. L’ultimo, girato nel 2016, si intitola No borders, è interpretato da Elio Germano, attore la cui sensibilità ai temi sociali è nota, e utilizza la Virtual Reality per raccontare le storie di migranti che vivono ai margini della società.
Europa, che aveva già ricevuto il Premio Proxima alla Milano Film Network, ed era stato premiato al Cairo Film Connection, il mercato di co-produzione del Cairo International Film Festival, è stato selezionato nella sezione competitiva Quinzaine des Réalisateurs al Festival di Cannes 74, e premiato con il Beatrice Sartori Award attribuito dalla critica indipendente.
La giuria – presieduta da Rüdiger Suchsland (Germania), con Paolo De Cesare (Italia), Prapti Mittal (India) e Adriana Gonzales (Francia) – ha così motivato il premio: “Il Cinema è attratto dalle emigrazioni clandestine in quanto fatto epico di sofferenza collettiva, Haider Rashid, invece, ha il merito di sfuggire ai luoghi comuni e alla ovvietà televisiva, raccontando da vicino il corpo di un singolo, le paure e le emozioni nei suoi occhi in primo piano. Intorno ci sono i rumori del mondo che lo ostacola nella sua fuga dalla Guerra. Una sfida coraggiosa. Europa racconta del difficile viaggio di un giovane iracheno, Kamal, che sta entrando in Europa a piedi, attraverso la frontiera tra Turchia e Bulgaria. Lungo la cosiddetta “rotta balcanica”, Kamal viene catturato dalla polizia di frontiera bulgara ma riesce a scappare, cercando una via di fuga in un’interminabile foresta, un sottomondo dove le regole e la legge non esistono. Un viaggio per la sopravvivenza in cui Kamal lotta strenuamente per la libertà e la vita”.
Il merito del film è quello di azzerare qualsiasi distanza tra lo spettatore e il protagonista, in un viaggio polisensoriale in cui ci si immerge totalmente, vivendo con Kamal la lotta di sopravvivenza nella fitta foresta impervia contro gli elementi naturali e i temibili “cacciatori di migranti”. Così tremiamo con il ragazzo, sempre in primissimo piano, un respiro affannoso dettato dalla fatica e dal terrore. Questo respiro e gli spari dei feroci cacciatori costituiscono praticamente il quasi totale suono del film, salvo l’incontro con la donna che lo accoglie in macchina, prima benevolmente e poi scaricandolo brutalmente presa dalla paura dello straniero: i due parlano lingue diverse e non si comprendono, quasi a significare la nostra incomprensione rispetto ai “diversi” che “ci invadono”.
Giustamente sottolinea il regista: “Europa è un film che mira a creare un’esperienza intensa per il pubblico. È un film che non cerca compromessi ma mira piuttosto a trovare una reazione emotiva, immergendo il pubblico in una storia apparentemente lontana ma molto vicina a tutti noi. È un film il cui obiettivo finale è provocare una reazione viscerale in grado di creare dibattito, rabbia ed empatia“.
L’autrice dell’articolo, Annamaria Gallone, tra le massime esperte di cinema africano, terrà a Milano il 16 e 17 Ottobre 2021 il seminario “Schermi d’Africa” dedicato alla cinematografia africana. Per il programma e le iscrizioni clicca qui