La società statunitense di biotecnologia e ingegneria genetica Colossal Biosciences ha firmato un accordo con la Mauritian Wildlife Foundation per contribuire a riportare in vita il dodo, iconico uccello che viveva nell’isola di Mauritius, estinto ormai da più di trecento anni.
E’ possibile riportare in vita una specie estinta nel lontano XVII secolo? Ancora non si ha una risposta definitiva, ma sicuramente tutte le energie della Colossal Biosciences in collaborazione con Mauritian Wildlife Foundation sono rivolte alla riuscita di questa sfida, riportare dall’estinzione il dodo, che potrebbe avere dei risultati epici. Lo riporta la Bbc. Il nome scientifico di questo uccello estinto è ‘Raphus cucullatus’ ed appartiene alla famiglia dei Rafidi. Noto per il suo aspetto goffo che ricorda un piccolo tacchino, si dice che fosse alto circa un metro.
“Siamo così grati per le tecnologie di Colossal e per la promessa di riportare questa specie iconica, estinta dal 1680, al suo ambiente nativo”, ha commentato Vikash Tatayah, direttore della conservazione presso la Mauritian Wildlife Foundation.
L’accordo tra le due società arriva circa 10 mesi dopo che Colossal Biosciences aveva annunciato i suoi piani per riportare in natura il dodo incapace di volare, con un progetto a cura della scienziata Beth Shapiro, che prevedeva il ritorno di una versione simile dell’uccello, con un DNA modificato e non un clone esatto.
Chissà mai se il ritorno o la possibilità di ritorno di questo uccello antico possa essere un modo per ridare dignità a una specie da sempre ingiustamente bistrattata nell’immaginario popolare. Dei recenti studi – ricorda Mario Ghirardi nel suo articolo dedicato alla specie – hanno esaminato con degli scanner laser le sue ossa, restituendo dignità a questo animale. Il dodo aveva invece un’intelligenza sviluppata nella media dei suoi simili e la sua corporatura robusta gli permetteva di muoversi velocemente, compensando la sua incapacità di volare.
L’accordo tra le due società sarà l’occasione per studiare e lavorare al fine di mettere in atto un piano per il salvataggio genetico del piccione rosa, altra specie endemica dell’isola, ancora non estinta ma in forte pericolo. Mauritius ne conta solo 500.