Il Kenya è ufficialmente entrato nel club petrolifero. Il suo primo contratto per la fornitura di greggio è stato reso noto ieri e il partner è la Cina. La fornitura prevede duecento mila barili ad un prezzo di dodici milioni di dollari. La consegna avverrà via mare attraverso il porto di Mombasa.
Il petrolio del Kenya non è di ottima qualità, lontanissimo da quello del Delta del Niger che è il migliore, ma ha un vantaggio, è “dalla parte giusta”, cioè sull’Oceano Indiano dove gravita oggi il baricentro politico-economico del pianeta, cioè rivolto alle economie emergenti dell’Asia che ne hanno un estremo bisogno.
La produzione giornaliera del greggio keniano non sarà tale da far fare al Kenya un salto di qualità nella crescita, si parla di 60-80 mila barili al giorno. Sicuramente però sarà sufficiente per migliorare la performance economica del paese la cui crescita è scesa ultimamente a poco meno del cinque per cento.
C’è poi la controversia con la Somalia che contende al Kenya alcuni giacimenti offshore. Si tratta di una controversia sulla frontiera che dovrà essere regolata a settembre davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Aia. Mogadiscio però ha già rifiutato la mediazione.
C’è poi una questione logistica. Per un anno, il petrolio è stato trasportato in camion fino a Mombasa e poi stoccato nelle cisterne. Nairobi vorrebbe che l’oro nero circolasse in un oleodotto dalla zona di produzione al porto di Lamu, nel Nord del Paese anche se Lamu ha ancora solo un piccolo porticciolo. Ma questo progetto è contestato perchè Lamu si trova nei pressi della frontiera con la Somalia dove ci sono già stati attentati terroristici rivendicati da Al-Shabaab.
Il governo del Kenya insiste perchè il petrolio sia esportato dal porto di Lamu per eliminare il collo di bottiglia di Mombasa che è lontana e il porto relativamente molto affollato. Questa ostinazione ha provocato una prova di forza con l’Uganda, altro produttore di petrolio, con riserve tre volte più importanti rispetto a quelle del Kenya.
Total ha fatto in modo di aprire negoziati con la Tanzania e il greggio ugandese sarà esportato dal porto di Tanga, nel Nord della Tanzania. Il tracciato è più lungo rispetto all’attraversamento di parte del territorio del Kenya, ma la Tanzania ha accettato dei diritti di transito inferiori a quelli del Kenya.
Di fatto tutto ciò dimostra che il “conflitto” per stabilire quale dovrà essere il terminale petrolifero e per altri prodotti sulla costa orientale africana è ancora aperto.