a cura di Stefania Ragusa
«Era passata una settimana da quando Koné Ibrahima, di razza malinké, aveva finito i suoi giorni nella capitale, o – se vogliamo dirlo in malinké – non era riuscito a sopportare un raffreddorino…». Inizia con queste parole I soli delle indipendenze, opera prima dello scrittore ivoriano Ahmadou Kourouma (foto di apertura) e grande classico della letteratura africana in lingua francese. Le Edizioni e/o ne hanno recentemente proposto la ristampa (€18, 186 pp.). A 55 anni dalla pubblicazione questo romanzo rimane, come si conviene a un classico, una lettura attuale e capace di illuminare la realtà in cui ci muoviamo. L’opera è costruita attorno alla figura di Fama, ultimo discendente della dinastia Doumbouya, che perde le sue fortune economiche e i suoi privilegi quando la Costa d’Avorio diventa indipendente, trovandosi a vivere di espedienti. La sua parabola discendente è raccontata con ironia tagliente, in un un francese spurio, innervato dal malinke.
Nella traduzione italiana la caratteristica si ridimensiona ma non scompare. E questo è rilevante, dal momento che quella sperimentazione linguistica, con lo straniamento che produce nel lettore, è un tratto caraterizzante dell’opera e un elemento di rottura rispetto alla tradizione narrativa dell’epoca. Non è un caso infatti che il manoscritto, prima di essere pubblicato per la prima volta in Canada, sia stato rifiutato da vari editori francesi. Altro elemento di rottura, questa volta sul piano del contenuto, sono i dubbi sollevati intorno alla possibilità e alla realtà delle indipendenze, confezionate e rilasciate dai regimi coloniali. Kourouma, che è mancato nel 2003, non è stato un autore prolifico. I suoi romanzi si contano sulle dita di una mano, ma sono destinati a restare. Oltre a I soli delle indipendenze Edizioni e/o propone. Aspettando il voto delle bestie selvagge e Allah non è mica obbligato.
I soli delle indipendenze, Ahmadou Kourouma, Edizioni e/o, (€18, 186 pp.)