a cura di Stefania Ragusa
A una prima lettura questo romanzo potrebbe essere classificato come un esempio ben riuscito di racconto del mistero: in un’antica dimora, Akbar Manzil, c’è una stanza abitata da un djinn triste e gentile e Sana, una giovane donna che lì si è stabilita con il padre, è determinata a risalire alle origini di quella presenza. Andando più in profondità ci si rende conto però che il testo ha una valenza ben più profonda e complessa, e che ci si trova di fronte a una storia di migrazione e perdita, giocata tra passato e presente, in cui l’amore nella sua accezione romantica e il mistero diventano pretesti per ritrovare i racconti dell’Asia meridionale nascosti negli angoli del Sudafrica. L’autrice è infatti un’artista e scrittrice sudafricana di origine indiana, e questo è il suo secondo romanzo.
Lo spirito aspetta cent’anni, di Shubnum Khan, Neri Pozza, 2024, pp.320, € 19