«La morte di fame fa più paura del virus: e la mia comunità rischia di soccombere». Suor Enza Guccione, missionaria italiana in Nigeria, vive su un’isoletta in mezzo al fiume Niger. La sua è l’unica presenza occidentale in un villaggio di nome Igbedor circondato da acque limacciose che periodicamente minacciano di inghiottire tutto e tutti. Di lei abbiamo scritto in un reportage pubblicato due anni fa. Oggi la suora missionaria torna a farci pervenire notizie affidando a Facebook un disperato messaggio di aiuto. «Siamo in mezzo al fiume, sospesi tra la vita e la morte, in balia di eventi che non possiamo contrastare», scrive la religiosa, fondatrice della comunità Emmanuelle Family, che ha deciso di dedicare la sua vita agli ultimi.
«Se non si muore di Covid-19, certamente la fame diventerà il nemico numero uno da sconfiggere», denuncia suor Enza. «Lo slogan “Io resto a casa” in posti come la Nigeria assume un aspetto diverso. Con l’allerta Covid-19 e le misure cautelari di protezione dei governi locali, siamo entrati in una fase di alto rischio umanitario. Tutti i confini di Stato sono chiusi, tutti siamo invitati spesso anche con la forza a rimanere a casa. Anche il villaggio è chiuso in sé stesso, non si può arrivare alla riva opposta del fiume perché la polizia non permette alle barche di attraccare e ai passeggeri di scendere. Tutto il mercato, anche quello alimentare, si snoda al di là del fiume.
Qui non si può fare scorte di cibo, non c’è corrente elettrica, non ci sono frigoriferi e soprattutto la gente vive del guadagno di spiccioli giornalieri provenienti appunto dai mercati, quindi le poche scorte che si avevano in casa sono già esaurite dopo queste quasi tre settimane di lockdown. Persino le medicine cominciano a diventare un problema. Il mercato è al di là del fiume e le scorte stanno per ultimarsi. Come fare? La polizia non ci lascia entrare, neanche le suore. Nessuno può recarsi da qui alla città. Nei villaggi limitrofi ieri sono esplosi dei tafferugli che hanno causato alcuni morti e tanti feriti. La scorsa settimana è stata comunicata l’estensione di altre due settimane della chiusura di tutto. I prezzi sono saliti alle stelle. Si combatte un nemico invisibile ma si scatena un altro nemico ancora più pericoloso: la fame! Il lockdown infatti può essere affrontato solamente da coloro che economicamente possono permetterselo, cioè una minoranza in assoluto. In questi giorni l’unica cosa che riusciamo a intensificare è la preghiera a Dio».