Il Lord’s resistance army (Lra) torna a colpire. Questa volta non in Uganda, ma nella Repubblica centrafricana dove ormai i miliziani hanno spostato le loro basi. Mercoledì scorso i ribelli di etnia acholi, noti negli anni Novanta e Duemila per la loro crudeltà nella lotta al Governo di Kampala, hanno rapito 29 persone in due villaggi. Questo è solo l’ultimo degli attacchi portati dai fanatici seguaci dell’imprendibile Joseph Kony, un visionario che proclama di voler governare con i soli dieci comandamenti.
Da quando nel 2006 un’offensiva delle forze armate di Kampala, li ha costretti a uscire dall’Uganda, i ribelli hanno occupato una zona tra la Rd Congo, il Sud Sudan e la Repubblica centrafricana. In questa area non solo non hanno cessato le loro azioni criminali, ma addirittura le hanno incrementate. In un rapporto dell’Onu si parla di 42 attacchi ai villaggi, con sei civili morti e 252 sequestri civili nella sola Repubblica Centrafricana solo nel primo trimestre del 2016. Nel 2015 gli incidenti erano stati 52, con cinque civili morti e 113 rapimenti di civili. Secondo il rapporto, l’Lra ha quindi «dimostrato una maggiore audacia».
Fino all’inizio di giugno, i raid dell’Lra erano contrastati da azioni mirate delle forze armate ugandesi supportate da consiglieri degli Stati Uniti e dell’Unione africana. A sorpresa però la scorsa settimana Kampala ha annunciato che intende ritirare le proprie truppe stanziate nella Repubblica centrafricane e in Sud Sudan, entro la fine dell’anno. Ciò preoccupa le Nazioni Unite che temono una ripresa in grande stile delle operazioni da parte della milizia acholi. Questa eventualità destabilizzerebbe ulteriormente anche la Repubblica centrafricana già alle prese con una forte instabilità legata agli scontri tra milizie filoislamiche Seleka e quelle filocristiane anti-Balaka.