Il Papa al Pam: «La miseria non è burocrazia, ha un volto»

di Enrico Casale
papa francesco

papa francesco«La miseria ha un volto. Ha il volto di un bambino, ha il volto di una famiglia, ha il volto di giovani e anziani. Ha il volto della mancanza di opportunità e di lavoro di tante persone, ha il volto delle migrazioni forzate, delle case abbandonate o distrutte. Non possiamo “naturalizzare” la fame di tante persone; non ci è lecito dire che la loro situazione è frutto di un destino cieco di fronte al quale non possiamo fare nulla». Papa Francesco, durante la sua visita di ieri alla sede del Programma alimentare mondiale (Pam), ha lanciato un forte appello contro l’indifferenza nei confronti di un dramma mondiale come quello della fame. Secondo le statistiche del Pam, 795 milioni di persone nel mondo soffrono ancora la fame e il 45% dei decessi dei bambini è ancora legato a problemi di alimentazione. L’Africa Sub-sahariana è la regione con la più alta incidenza (percentuale della popolazione) della fame: una persona su quattro soffre di denutrizione.

«Questo contesto – ha detto ancora Papa Francesco – rivela il “ruolo fondamentale” che hanno istituzioni come il Pam. Non basta conoscere la situazione di molte persone, così come non è sufficiente elaborare lunghe riflessioni o sprofondarci in interminabili discussioni su di esse. La miseria va “de-naturalizzata”, e non va considerata come un dato della realtà tra i tanti».

Secondo il Pontefice, la miseria smette di avere un volto, quando si inizia a parlare di «fame», «alimentazione», «violenza», mettendo da parte «il soggetto concreto, reale, che oggi ancora bussa alle nostre porte». Senza volti e senza storie, «le vite cominciano a diventare cifre» e il rischio è «di burocratizzare il dolore degli altri». Ma le burocrazie «si occupano di pratiche», invece è la compassione che «si mette in gioco per le persone».

derrate alimentari per i rifugiati sudanesiLa mancanza di alimenti invece non è qualcosa di naturale, quanto piuttosto a una cattiva distribuzione delle risorse e a una «mercantilizzazione» degli alimenti. I prodotti agricoli sono diventati un «privilegio di pochi» e, secondo Francesco, il renderli «commodities» ha generato esclusione.

Francesco si è soffermato su un’altra piaga di cui aveva già parlato nell’Enciclica «Laudato Si’»: il consumismo. Il consumismo così diffuso nelle nostre società ci ha indotti ad abituarci al superfluo e allo spreco quotidiano di cibo, al quale a volte ormai non siamo più capaci di dare il giusto valore. Secondo Francesco, «il cibo che si spreca è come se lo si rubasse dalla mensa del povero». Soprattutto dei più poveri tra i poveri, le vittime delle guerre, i rifugiati, i profughi che sempre più spesso non hanno di che mangiare perché i combattimenti impediscono la distribuzione degli alimenti. E qui Francesco individua un paradosso: intricate e incomprensibili decisioni politiche ostacolano gli aiuti e i piani di sviluppo, ma non la circolazione delle armi, il che «nutre le guerre e non le persone».

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