Il Papa: l’Africa è bella!

di Enrico Casale
papa francesco

papa francescoPapa Francesco ha il mal d’Africa? Chi può dirlo? Certamente il Pontefice è stato colpito dal continente nel suo viaggio che ha toccato Kenya, Uganda e Centrafrica. E, infatti, ieri, nel corso dell’udienza generale è voluto tornare sulla sua recente visita apostolica.
«È bella l’Africa – ha esordito -. Rendo grazie al Signore per questo suo grande dono, che mi ha permesso di visitare tre Paesi: dapprima il Kenya, poi l’Uganda e, infine, la Repubblica Centrafricana. Esprimo nuovamente la mia riconoscenza alle autorità civili e ai vescovi di queste nazioni per avermi accolto, e ringrazio tutti coloro che in tanti modi hanno collaborato. Grazie di cuore!».

Poi ha ripercorso il suo viaggio, tappa per tappa. «Il Kenya – ha detto – è un Paese che rappresenta bene la sfida globale della nostra epoca: tutelare il creato riformando il modello di sviluppo perché sia equo, inclusivo e sostenibile. Tutto questo trova riscontro in Nairobi, la più grande città dell’Africa orientale, dove convivono ricchezza e miseria: ma questo è uno scandalo! Non solo in Africa: anche qui. Dappertutto. La convivenza tra ricchezza e miseria è uno scandalo, è una vergogna per l’umanità». E, infatti, proprio in Kenya, Papa Francesco ha incoraggiato in ogni occasione «a fare tesoro della grande ricchezza di quel Paese: ricchezza naturale e spirituale, costituita dalle risorse della terra, dalle nuove generazioni e dai valori che formano la saggezza del popolo».

Quella in Uganda invece è stata una visita incentrata maggiormente sui temi religiosi che ha avuto come fulcro la preghiera per i martiri di quel Paese, a 50 anni dalla loro storica canonizzazione da parte del beato Paolo VI. Proprio in Uganda ha espresso un omaggio ai catechisti, per il loro impegno; alle comunità e associazioni, per il servizio a poveri, disabili, malati; ai giovani, per la testimonianza del Vangelo; ai religiosi e alle religiose per il servizio al popolo di Dio.

papa francescoIn Centrafrica, Papa Francesco ha incontrato un Paese ferito dalla guerra e dalla povertà. «Questa visita – ha detto il Pontefice – era in realtà la prima nella mia intenzione, perché quel Paese sta cercando di uscire da un periodo molto difficile, di conflitti violenti e tanta sofferenza nella popolazione. Per questo ho voluto aprire proprio là, a Bangui, con una settimana di anticipo, la prima Porta Santa del Giubileo della Misericordia. È un Paese che soffre tanto. E questo, come segno di fede e di speranza per quel popolo, e simbolicamente per tutte le popolazioni africane le più bisognose di riscatto e di conforto». La sua visita ha avuto anche un forte significato interreligioso. Francesco ha infatti incontrato le comunità evangeliche e quella musulmana, condividendo con esse la preghiera e l’impegno per la pace.

Nell’udienza ha poi voluto ricordare tutti i missionari: «Vorrei dire una parola sui missionari. Uomini e donne che hanno lasciato tutto: la patria, da giovani, e se ne sono andati là, in una vita di tanto, tanto lavoro, alle volte dormendo sulla terra… Tutta la vita…».

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