Cinque Paesi africani stanno partecipando come ospiti al vertice del G7 che si si è aperto ieri a Biarritz in Francia. Come sottolinea Jeune Afrique, sicuramente è previsto un incontro faccia a faccia tra Emmanuel Macron e il presidente ruandese, Paul Kagame, mentre continua il riavvicinamento tra i due Paesi.
Il presidente francese ha scelto di invitare otto Paesi terzi, di cui ben cinque africani. Il Sudafrica, secondo il sito web dell’Eliseo, è stato invitato assieme a India, Australia e Cile come «importanti partner impegnati nella protezione e promozione delle libertà democratiche».
Il Burkina Faso e il suo presidente Roch Marc Christian Kaboré, nella sua veste di presidente del G5 Sahel. Poi l’egiziano Abdel Fattah al-Sisi, attuale presidente dell’Unione Africana, il senegalese Macky Sall, in qualità di presidente del Nuovo partenariato per lo sviluppo del’Africa (Nepad), e Paul Kagame, che ha servito nel 2018 come presidente dell’Unione Africana (Ua). Ovviamente è presente anche Moussa Faki, presidente della commissione dell’Unione Africana.
Come detto, in agenda è fissato che Macron tenga colloqui con il suo omologo ruandese Kagame, con il quale il riavvicinamento continua dopo anni di polemiche. In ballo ci sarà il fascicolo di un ambasciatore in Ruanda, dove la Francia non è rappresentata dal 2015, che fino ad ora è rimasto in sospeso. E poi anche un incontro con il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa.
Inutile dire che al centro delle tematiche che coinvolgeranno i rappresentanti africani ci sarà la situazione del Sahel, su cui è prevista anche una conferenza stampa. I partecipanti potrebbero discutere di cambiamenti climatici, traffico di esseri umani e migrazioni, e inoltre parlare del sostegno finanziario a varie iniziative (l’imprenditoria femminile con la African Development Bank, la Fondazione Denis Mukwege, ecc.).
I cosiddetti “sherpa”, che hanno partecipato alle riunioni preparatorie a livello ministeriale, sono arrivati giovedì a Biarritz per negoziare gli ultimi testi. All’ordine del giorno, trasformazione digitale, trasparenza negli appalti pubblici e lotta alla corruzione nel continente africano.
Per il presidente senegalese Macky Sall, intervistato da Rfi a margine dei primi appuntamenti di ieri, questa rappresenta inoltre un’opportunità per evidenziare le disuguaglianze Nord-Sud e per ricordare che di fronte all’evasione fiscale i Paesi africani hanno più in comune con le grandi democrazie liberali di quanto non sembra.
«E le nostre preoccupazioni saranno prese in considerazione, specialmente su temi come la lotta all’evasione fiscale e alla frode fiscale che rovinano i nostri Paesi. E se vogliamo una società più equa, è indispensabile che si paghino le tasse sulle ricchezze là dove vengono prodotte», ha affermato Sall.