di Claudia Volonterio
Non capita spesso che una specie animale faccia “ritorno a casa”, soprattutto in Africa da cui la fauna viene spesso esportata. Eppure è proprio quello che è successo di recente a una cinquantina di giovani testuggini che vivevano fino a pochi giorni fa nel Museo Oceanografico del Principato di Monaco. Otto anni trascorsi in uno spazio confezionato per loro, ora le piccole tartarughe dovranno imparare a camminare da sole sotto il sole del Turtle Village di Noflaye, a 35 km da Dakar, Senegal e diventare grandi (possono raggiungere i cento chili). La loro missione è quella di ripopolare un ecosistema dove questa specie rischia di scomparire.
Hanno viaggiato in scatole di compensato nella una stiva climatizzata di un aereo commerciale le quarantasei esemplari di testuggine, terza tartaruga terrestre dopo quelle delle Galapagos e delle Seychelles, destinazione Darkar. Si è trattato di un viaggio di ritorno il loro perché, anche se nate nel Principato di Monaco, questa specie ha origini africane; radici che le piccole testuggini dovranno ora recuperare ed esplorare, dimenticando la lattuga di cui erano solite cibarsi per scoprire nuovi sapori ed odori.
Dopo otto anni passati nella terrazza panoramica del Museo Oceanografico di Monaco, lo shock è stato inevitabile. Come riporta afp, le piccole testuggini, così chiamate per le pieghe del loro guscio, ci hanno messo un po’ prima di tirare fuori la testa dal guscio e accennare i primi timidi passi su un suolo mai calpestato, ma al quale di fatto hanno sempre appartenuto. Il tempo per abituarsi certamente ci sarà, se si pensa che questi esemplari possono arrivare fino a cento anni di età. Per rendere il passaggio meno traumatico, una volta arrivate a Noflaye, sono state disposte in un recinto di quarantena. Lì inizieranno a reimparare come si vive all’interno della fauna selvatica.
Al Principato di Monaco sono rimasti i genitori, sei individui della specie Centrochelys sulcata, offerti nel 2011 al principe Alberto II dal presidente maliano Amadou Toumani Touré. Associato all’Istituto Africano per lo Studio e la Protezione delle Tartarughe (ACI), l’Istituto Oceanografico Monegasco ha affidato ai 46 “giovani” esemplari il compito importante di rafforzare le popolazioni di testuggini africane, oggi a forte rischio di estinzione. Attualmente si contano al massimo 150 individui rimasti, secondo il direttore dell’ACI, Tomas Diagne. I motivi sono riscontrabili nei predatori e nella distruzione dell’habitat. Per questo ultimamente la testuggine sta perdendo la sua natura selvatica, diventando un animale domestico. “Se non si fa nulla di urgente e costruttivo, nei prossimi trent’anni la specie scomparirà allo stato selvatico in Senegal. Esisterà solo nelle case, nelle fattorie private”, sottolinea con preoccupazione Diagne, che è anche presidente del comitato scientifico del Turtle Village, dove i 46 nuovi arrivati trascorreranno i primi mesi. La situazione non è delle migliori anche per altre specie di tartarughe africane. “Se fossi una tartaruga, non chiederei di vivere o di nascere in Africa occidentale, o solo in Africa”, ammette l’esperto.