Il ruolo dei BRICS in un mondo in trasformazione

di claudia

di Massimo Zaurrini

Il crescente protagonismo dei Paesi BRICS nello scenario internazionale è spesso descritto in Occidente con un approccio presuntuoso e superficiale, ridotto a una minaccia ai valori democratici di cui ci consideriamo custodi. Tuttavia, questa contrapposizione ideologica e il dualismo che ne deriva offrono una lettura semplificata e limitata, incapace di cogliere la complessità del nuovo ordine mondiale.

Nelle ultime settimane mi sono ritrovato a seguire con più frequenza del solito alcuni talk show televisivi sulle reti nazionali. Rimango sempre colpito dalla capacità di molti colleghi di elargire “verità bibliche” e pronunciare giudizi definitivi su temi internazionali complessi. Trovo irritante, in particolare, il modo puerile e binario con cui viene affrontato il dibattito sui BRICS. A ottobre, con il vertice BRICS+ tenutosi a Kazan, in Russia, si è tornati a parlare di questo blocco economico-politico. Eppure, il tema è stato ridotto a una narrazione semplicistica: “noi” democratici contro “loro” autocratici. Un approccio miope, incapace di cogliere la complessità e le implicazioni di un fenomeno in evoluzione che sta ridisegnando gli equilibri globali.

Prima di approfondire, è utile ricordare alcune cifre. I BRICS rappresentano il 41% della popolazione mondiale, con oltre 3,2 miliardi di persone distribuite tra Cina, India, Brasile, Russia e Sudafrica. Dal punto di vista economico, il PIL nominale combinato del gruppo si attesta a circa 28 trilioni di dollari (27% del PIL globale), mentre a parità di potere d’acquisto (PPP) sale a 65 trilioni, rappresentando il 35% dell’economia mondiale. Con l’aggiunta di nuovi membri come Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti, il loro peso potrebbe ulteriormente aumentare.

È evidente come i BRICS costituiscano un blocco cruciale, sia demograficamente che economicamente. Ed è altrettanto evidente come tutte le proiezioni, demografiche ed economiche, indichino che questo blocco sia destinato a crescere nei prossimi decenni.
La visione occidentale dei BRICS tende a enfatizzarne il valore politico, spesso interpretato come un contrappeso al dominio economico e strategico degli Stati Uniti e dell’Europa. Tuttavia, osservando il fenomeno dal continente africano, emerge una prospettiva differente. Qui il potenziale economico dei BRICS assume un ruolo preponderante. Per molti Paesi africani, importatori netti di beni essenziali come alimenti e medicine, la possibilità di diversificare le valute di scambio e ridurre la dipendenza dal dollaro rappresenta una prospettiva rivoluzionaria. E la possibilità di diversificazione offerta dal BRICS è esaminata con grandissimo interesse dall’intero sud globale, quotidianamente alle prese con problemi di ‘valuta pregiata’.

Un esempio concreto mi è stato offerto da una conversazione con un imprenditore africano del settore delle costruzioni. Mi ha raccontato come la mancanza di valuta estera, razionata dalla banca centrale per priorità governative, lo abbia costretto a bloccare cantieri già avviati. La Banca, non avendoli, rinviava il cambio della moneta locale in dollari impedendogli di comprare i materiali sui mercati internazionali. «Se mi offrono un’alternativa per comprare il cemento, la utilizzerò immediatamente», ha spiegato. Questo aneddoto riflette una realtà comune in molte economie emergenti, dove la rigidità dei sistemi finanziari internazionali rappresenta un ostacolo diretto allo sviluppo.

Negli ultimi due decenni, gli scambi economici lungo l’asse Sud-Sud (America Latina, Africa, Asia) sono cresciuti significativamente. I BRICS incarnano questo nuovo paradigma di cooperazione globale, proponendosi non solo come alternativa all’egemonia occidentale, ma anche come piattaforma per rafforzare le economie emergenti. Il loro progetto di creare un meccanismo di pagamento alternativo al dollaro – con strumenti come la Nuova Banca di Sviluppo – potrebbe rivelarsi cruciale per ridurre le vulnerabilità economiche di molti Paesi.

Ridurre i BRICS al semplice confronto tra “noi” e “loro” è non solo riduttivo, ma anche dannoso. Un’analisi polarizzata contribuisce a rafforzare quella stessa narrazione di divisione di cui si ha paura, spingendo il resto del mondo a cercare vie alternative. È invece fondamentale comprendere che i BRICS non sono un’entità monolitica, ma un fenomeno complesso, espressione di esigenze economiche, demografiche e politiche in evoluzione. Solo un’analisi onesta e approfondita potrà evitare di trasformare una sfida in un confronto sterile e improduttivo.

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