di Andrea Spinelli Barrile
Il sistema di cooperazione internazionale del Giappone potrebbe essere una soluzione all’attuale crisi del grano, e all’imminente crisi alimentare, che sta colpendo il continente africano. È quanto ha affermato Ahunna Eziakonwa, vicesegretaria generale delle Nazioni unite e direttrice regionale del Programma di sviluppo dell’Onu per l’Africa (Undp), rientrata da una missione di cinque giorni in Giappone durante la quale ha discusso con Tokyo del “ruolo unico che il governo e i partner del settore privato potrebbero svolgere a sostegno dei paesi africani”.
Secondo l’Agenzia di cooperazione internazionale giapponese (Jica) il Giappone ha svolto un ruolo strategico per aumentare la sicurezza alimentare nel continente africano e ha dichiarato di volere fare di più “nel sostenere l’attitudine dei paesi africani a rispondere ai nuovi shock economici causati dalla guerra in Ucraina”.
“Jica è preoccupata per l’attuale situazione della crisi alimentare globale. Quello che possiamo fare è migliorare le capacità alimentari nel continente africano utilizzando i nostri punti di forza, come la produzione di riso: il Giappone è il paese del riso”, ha dichiarato Shinjiro Amameishi, citato da Rfi, del dipartimento di sviluppo agricolo di Jica. Dal 2008 il Giappone lavora ad un programma in tre fasi con la Coalizione per lo sviluppo del riso africano (Card) al fine di aumentare la produzione di riso per il mercato interno africano. Inizialmente, al programma aderirono 23 paesi africani ma ora sono diventati 32: Jica, con donatori bilaterali e multilaterali e istituti di ricerca, costituisce il gruppo consultivo.
Il primo obiettivo di questo programma è stato già raggiunto: si trattava di raddoppiare la produzione di riso dell’Africa subsahariana da 14 milioni di tonnellate, obiettivo superato nel 2018 con una resa di 31 milioni di tonnellate.
La cooperazione giapponese in materia alimentare in Africa affonda le radici negli anni Settanta, quando Tokyo iniziò a fornire assistenza tecnica agli agricoltori tanzaniani a Moshi, ai piedi del Kilimangiaro. Oggi la produzione di riso della Tanzania è al terzo posto nel continente africano, e il Paese esporta anche verso i paesi vicini: la sua resa deriva da una combinazione di campi irrigati e risaie di pianura e di montagna alimentate dalla pioggia. Nel prossimo futuro Jica ha l’obiettivo di creare sette centri di formazione agricola sulla coltivazione del riso.
Anche il Senegal, uno dei più importanti produttori di riso del continente, ha collaborato con Jica per aumentare la produttività e la qualità del riso prodotto localmente. L’agenzia di sviluppo giapponese ha lavorato per aumentare l’irrigazione: “In Senegal le precipitazioni sono limitate, ma c’è acqua proveniente dai fiumi del nord”, ha detto Amameishi, parlando del lavoro di Jica negli sviluppi idro-agricoli della valle del fiume Senegal, area che contribuirà per circa il 60% della produzione totale di riso nell’ambito del programma di accelerazione dell’agricoltura senegalese. Inoltre l’agenzia giapponese sta lavorando per migliorare ed estendere le tecniche di coltivazione del riso, compreso il sistema a doppia coltivazione, “il che significa che un agricoltore può produrre riso due volte l’anno; prima producevano riso solo una volta all’anno”.
Parte della seconda fase del programma Card invece prevede la creazione di poli regionali per la meccanizzazione agricola: la maggior parte delle macchine utilizzate dagli agricoltori africani sono prodotte in Cina e in India, dove sono più economiche.