a cura di Annamaria Gallone
Si è conclusa con grande successo la 34° edizione del FESCAAAL, apprezzata per la selezione variegata e la presenza di registi affermati e giovani talenti. Tra questi, Yoro Mbaye, regista senegalese, si è distinto con il cortometraggio Lees Waxul (Il non detto), una potente riflessione sul conflitto di genere, la corruzione e le sfide post-coloniali.
Si è conclusa il 30 marzo la 34° edizione del FESCAAAL con grande successo di pubblico e di critica. È stata molto apprezzata la selezione di quest’anno e la presenza sia di registi carismatici, sia di giovani promesse.
Tra queste, si è distinto Yoro Mbaye, senegalese, con il suo cortometraggio Lees Waxul (Il non detto) proiettato anche nel programma di Dialoghi d’Africa presso Il P.A.R.C.O, in collaborazione con la rivista Africa. Tematica del film è il pane, alimento totalmente estraneo alla tradizione africana, eredità del colonialismo. Ma la gente è povera, può solo comprare il pane raffermo e il protagonista lo vende nei villaggi vicini agli ordini di un padrone mafioso prepotente. Quando la cognata apre un forno di pane fresco, l’uomo è doppiamente furibondo, perché la gente non compra più da lui e soprattutto non sopporta che una donna della sua famiglia diventi imprenditrice.
Lees Waxul ha vinto ben due premi: Premio SNCCI al Miglior Film Concorso Cortometraggi Africani con il seguente giudizio: “perché impastare il pane diventa un atto di ribellione. Una piccola storia che fa emergere temi quali il conflitto di genere, la corruzione, il rapporto di potere tra città e campagna e la complessità delle relazioni umane, quando in essi si rivelano le pressioni sociali”.
Il secondo è il Premio Multimedia San Paolo – Telenova che ha rimarcato: la grande lucidità in una storia di rivalità familiare che si fa metafora di una società soffocata dalla lotta per la sopravvivenza quotidiana e il persistere del patriarcato. La determinazione della protagonista femminile è un gesto di potente rivendicazione economica e culturale, che rifiuta di sottostare a un sistema neocoloniale.
Yoro Mbaye è un regista da tenere d’occhio perché esplora la società contemporanea del suo Paese. I suoi film, tra cui Journée Noire, sulla violenza della polizia, e Famara, sulle condizioni dei fattorini senza documenti a Parigi, sono stati selezionati per diversi festival internazionali, tra cui il Festival international du court métrage de Clermont-Ferrand nel 2019. Nel 2021, Yoro ha partecipato al Ouaga Film Lab con Fagadaga, il progetto del suo primo lungometraggio, vincendo quattro premi, e in seguito ha ottenuto un sostegno alla sceneggiatura dal CNC e una selezione per la residenza alla Cité Internationale des Arts nel 2022.
Lo stesso progetto è presentato alla Fabrique des Cinémas du Monde al Festival di Cannes nel 2023. Nel 2024 realizza il cortometraggio Lees Waxul. Yoro è anche un produttore. Nel 2020, come produttore con il Centre Yennenga, lavora alla coproduzione internazionale (tra Francia, Canada e Costa d’Avorio), di La Nuit des Rois, di Philippe Lacôte, nominato agli Oscar nel 2021. In seguito, partecipa all’Atelier Ludwigsburg-Paris, programma di formazione professionale per giovani produttori e distributori, co-organizzato dal Fémis (Parigi) e dalla Filmakademie Baden-Württemberg (Germania). Nel 2022, fonda la sua casa di produzione, Nafi Films, con la quale sta co-producendo l’ultimo lungometraggio di Alain Gomis, Dao, attualmente in post-produzione.
Ho voluto parlarne nel dettaglio perché Yoro è molto giovane e ha un curriculum ricchissimo. All’inizio aveva pensato di laurearsi in legge per lottare contro le ingiustizie della società e poi ha deciso di fare la stessa cosa attraverso le sue immagini. E ci riesce bene.