Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha chiesto alla Repubblica Democratica del Congo (Rdc) un “quadro negoziale” tra Kinshasa e le autorità ruandesi, accusate di sostenere i ribelli M23 (Movimento 23 marzo) che hanno occupato diverse località nel Congo orientale.
In visita ufficiale nella capitale congolese, Kinshasa, da mercoledì sera, il capo di Stato sudafricano è stato ricevuto dal suo omologo congolese Felix Tshisekedi, ieri, presso il palazzo presidenziale.
“Con il presidente Tshisekedi, abbiamo condiviso il nostro punto di vista comune sulla risoluzione del conflitto. Il modo, il migliore, è trovare un quadro per i negoziati”, ha detto Ramaphosa durante una conferenza stampa.
“La Comunità degli Stati dell’Africa orientale (Eac) e la Comunità degli Stati dell’Africa australe (Sadc) devono impegnarsi per trovare un quadro di negoziazione e riunire attorno al tavolo tutti gli attori interessati. E il presidente Tshisekedi non è mai stato contrario”, ha aggiunto.
Il presidente congolese Félix Tshisekedi, da parte sua, ha ribadito il suo rifiuto di negoziare con i ribelli dell’M23, che ha definito “burattini” e “ausiliari” dell’esercito ruandese.
Il Ruanda “sta subendo ripetute aggressioni da parte della Rdc. Questa perdurante instabilità della Rdc giova enormemente ed economicamente al Ruanda, ecco perché il Ruanda non vorrà mai discutere, ecco perché la Rdc si rifiuta di discutere con questi burattini del M23”, ha indicato Tshisekedi.
Il Ruanda nega il proprio coinvolgimento, nonostante le segnalazioni di esperti Onu, Ong e cancellerie occidentali.
“Nega la propria responsabilità. Per questo è difficile negoziare con il Ruanda”, si è rammaricato il presidente congolese, ricordando che Kinshasa attende il “ritiro” dei ribelli dai territori occupati nella provincia del Nord Kivu, “il disarmo e la partecipazione alla programma di reinserimento comunitario”.
I ribelli hanno mantenuto il controllo di diverse località nonostante il dispiegamento per 8 mesi di truppe della forza dell’Africa Orientale composta dagli eserciti di Kenya, Sud Sudan, Uganda e Burundi.
I ribelli, che nel marzo 2022 avevano condotto una vasta offensiva nella provincia del Nord Kivu, impadronendosi di diverse località, reclamano un dialogo “diretto” con Kinshasa, accusata di non rispetto degli accordi di pace conclusi dopo la sconfitta del prima offensiva della ribellione nel 2012.