Il Sudafrica è il paese più colpito dalla pandemia del continente. La crisi sanitaria e le misure restrittive per arginare il Covid-19 hanno portato a un drastico calo del Pil e un aumento delle disuguaglianze. Se alcuni analisti sono ottimisti e intravedono una ripresa nel 2021, altri invece fanno temere una drammatica recessione.
di Angelo Ravasi
L’economia del Sudafrica ha registrato la sua prima contrazione annuale in undici anni, a causa della crisi legata alla pandemia globale di Covid-19 e nonostante un rimbalzo nel quarto trimestre. È quanto emerge dai dati ufficiali diffusi dall’Agenzia di Statistica StatSA. Il Prodotto interno lordo del paese è crollato del 7 per cento nel 2020, dopo la debole crescita dello 0,2 per cento dell’anno precedente. Questa è la prima contrazione annuale dell’economia dal 2009, quando il Pil è sceso dell’1,5 per cento.
Il calo è dovuto principalmente alla contrazione delle attività nell’industria, nel commercio, nei ristoranti e negli hotel. Già in recessione quando è stata colpita dalla pandemia, l’economia sudafricana ha comunque mostrato segnali di ripresa a fine anno: il Pil è cresciuto dell’1,5 per cento nell’ultimo trimestre del 2020. Il Paese era già tornato a crescere nel trimestre precedente, con un più 13,5 per cento rispetto al secondo trimestre quando l’economia ha avuto un crollo del 51 per cento. La crescita nel quarto trimestre è dovuta principalmente ai settori industriale e commerciale.
La crisi sanitaria e le misure restrittive hanno pesato pesantemente sulla seconda economia africana. Alla fine di marzo, il governo ha imposto uno dei blocchi più severi al mondo, rallentando la diffusione del virus ma anche le prospettive economiche. I settori dell’ospitalità e del turismo in particolare sono stati i più colpiti, con misure come il coprifuoco notturno e il divieto di somministrare alcolici e tabacco con il crollo del 92 per cento delle vendite. A nulla è servita, inoltre, l’iniezione di denaro, ad aprile 2020, da parte del Fondo monetario internazionale che ha concesso al Sudafrica un prestito di 4 miliardi di dollari. Un aiuto irrisorio che è andato a coprire le prime falle, ma che non è stato tradotto in significative riforme sociali, a partire da quella della sanità pubblica, ma non è andato nemmeno a quelle imprese che si accingevano a licenziamenti di massa. La disoccupazione, infatti, è cresciuta in maniera consistente, arrivando al 30 per cento, un record rispetto al 2008. I giovani sono i più colpiti: un aumento di 9 punti percentuali nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni.
In Sudafrica, oggi, 30,4 milioni di persone, più della metà della popolazione, vivono al di sotto della soglia di povertà, definita in 68 euro al mese. Secondo un recente studio Dell’Agenzia di statistica, la popolazione di colore guadagna in media tre volte meno di quella bianca. Dal rapporto si evince che lo stipendio medio tra i neri – che rappresentano l’80 per cento della popolazione – è di 6899 rand (450 euro) mentre sale a 24646 rand (1500 euro) per i bianchi.
Fattori che hanno fatto crescere le diseguaglianze, già forti, nel paese. Il 20 per cento delle famiglie non ha un accesso adeguato al cibo, soprattutto nere e colored. Nel dicembre 2020 una famiglia sudafricana si è trovata costretta a spendere 520 rand in più (28 euro circa) per la spesa mensile rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’aumento medio dei prezzi al consumo è stato del 17 per cento, con alimenti essenziali come riso, pane, fagioli e farina che hanno registrato aumenti tra il 31 e il 68 per cento.
L’attività economica si è ripresa con l’allentamento delle restrizioni nel terzo trimestre, in un contesto di calo del numero di contaminazioni. Ma una seconda ondata alimentata da una nuova variante a dicembre ha costretto le autorità a ripristinare alcune misure, alle quali l’economia ha apparentemente resistito. Il Sudafrica, oggi, nonostante la seconda ondata è praticamente tutto aperto anche se è il Paese più colpito dalla pandemia nel continente: ufficialmente più di 1,5 milioni di casi di Covid-19 e più di 50mila morti, ovvero quasi la metà dei decessi legati al coronavirus in Africa.
Gli analisti, tuttavia, prevedono che la situazione economica migliorerà nel 2021. “I dati suggeriscono che quest’anno è in corso una forte ripresa”, ha affermato Raymond Parsons, professore alla North-West University, citando una possibile crescita fino al 3 per cento nel 2021. La banca sudafricana Nedbank, da parte sua, ha affermato in una nota che “l’attuazione graduale della vaccinazione dovrebbe sostenere la fiducia”, di un possibile ritorno alla normalità.
Altri analisti, invece, sostengono che in assenza di riforme, il Paese potrebbe avviarsi verso un calo del Pil facendo temere una recessione ben più drammatica che potrebbe evocare la grande depressione che toccò il Sudafrica novant’anni fa. Inoltre, le proiezioni indicano che il debito pubblico nazionale raggiungerà l’80 per cento degli introiti e il deficit di bilancio sarà pari al 15 per cento del Pil.
Il 2021, dunque, sarà un anno durissimo per un paese che pagherà più di tutti gli altri nel continente e in ogni ambito della vita sociale, civile ed economica, l’enorme peso della pandemia.
(Angelo Ravasi)