Nel Paese africano che da solo detiene più della metà dei contagi da coronavirus del continente, sta emergendo una preoccupante diminuzione dell’affluenza ai centri vaccinali, nonostante la curva epidemica sia ancora in aumento. Sono soprattutto gli uomini a rifiutarsi di vaccinarsi: per paura, disinteresse, sfiducia. Tra le donne c’è chi ha proposto lo sciopero del sesso per convincere mariti e fidanzati no vax
di Angelo Ravasi
Il Sudafrica, che ha lottato per ottenere vaccini Covid troppo “rari” e troppo costosi prima di avviare la sua campagna di immunizzazione risultata alquanto laboriosa e in ritardo, ora sta affrontando un preoccupante rifiuto del vaccino da parte della sua popolazione, in particolare dagli uomini. Il Sudafrica è arrivato a pagare i vaccini anche tre volte tanto rispetto a quello che avveniva in Europa. Fino a qualche settimana fa davanti ai centri vaccinali di Johannesburg le code erano infinite, da qualche giorno a questa parte, invece, si sono ridotte in maniera considerevole. Gli esperti non si spiegano il crollo dei numeri di vaccinazioni. È subentrata una paura che prima non c’era. In molti raccontano di aver conosciuto donne, in particolare, che dopo essere state vaccinate sono morte, nonostante prima dell’inoculazione stessero benissimo. Storie che circolano un po’ ovunque in Sudafrica, ma è difficile capire quanto siano corrispondenti al vero.
A oggi, solo l’11% degli adulti su una popolazione di 58 milioni è completamente immune. Il Paese ufficialmente più colpito in Africa attualmente vaccina gli over 35 e da oggi ha aperto agli over 18. In Sudafrica per Covid sono morte 78.700 persone. Nonostante la curva epidemica sia ancora in aumento, ai centri vaccinali si presentano meno di 200mila persone al giorno, al di sotto dell’obiettivo delle 300mila. Il governo prevede di vaccinare 28 milioni di persone entro la fine dell’anno, ovvero il 70% degli adulti. Il Paese, però, sta vivendo una sorta di “apatia o stanchezza per quanto riguarda i vaccini”, ha sottolineato Nomafrench Mbombo, del ministero della Salute della provincia del Capo occidentale.
Il governo, all’inizio dell’anno, era stato aspramente criticato per aver ritardato la corsa all’acquisizione dei vaccini. Ma da allora è riuscito a ottenere decine di milioni di dosi e il Sudafrica è addirittura diventato il primo Paese del continente a produrre vaccini a livello locale.
Un rifiuto “al maschile”
Sono in particolare le donne a credere nei vaccini, scontrandosi spesso contro la ritrosia dei mariti e dei parenti che ritengono che gli scienziati non siano riusciti a sviluppare un vaccino efficace in così poco tempo. E c’è anche chi propone che le donne, proprio per questo, si faccino protagoniste dello “sciopero del sesso”. Il rifiuto da parte degli uomini in Sudafrica è particolarmente preoccupante. Secondo un recente studio, reso noto recentemente dal ministero della Salute, il 60% dei vaccinati sono donne. Per spingere gli uomini a farsi vaccinare, la poetessa e attrice sudafricana Lebogang Mashile ha invitato le donne sudafricane a uno “sciopero del sesso”. “Per il nostro bene, le donne devono subordinare “pumpum” (sesso) alla vaccinazione”, ha twittato. La campagna è stata ripresa e rilanciata da associazioni di femministe e da alcune esponenti della lega delle donne dell’Africa National Congress (il partito al potere).
Il governo, dal canto suo, ha avviato una campagna tramite SMS nella quale viene chiesto a “tutti gli uomini in Sudafrica di registrarsi” per il vaccino. Ma secondo il giornalista scientifico Pontsho Pilane, anche la mancanza di fiducia nel governo è un fattore che non favorisce le vaccinazioni. Le autorità, dal canto loro, accusano i no-vax di essere responsabili per avere condotto una campagna di disinformazione.
Secondo uno studio dell’Università di Johannesburg, reso noto a luglio, gli scettici citano tre preoccupazioni principali: effetti collaterali, efficacia del vaccino e sfiducia nei confronti del vaccino e/o delle istituzioni.
In Sudafrica tenta di tutto pur di avvicinare la popolazione ai vaccini. Anche gli operatori sanitari dei centri di vaccinazione stanno lanciando campagne social network. Allo stesso tempo, diverse organizzazioni tra cui moschee, fattorie, miniere, farmacie e persino compagnie assicurative hanno aperto siti per facilitare l’accesso al vaccino.
(Angelo Ravasi)