Il Tempête Mocaf è la speranza della Repubblica Centrafricana

di AFRICA

Comunque vada la gara di ritorno con i libici dell’Al-Nasr, in programma tra poco più di una settimana in Egitto a causa dell’impossibilità di giocare in Libia per ragioni di sicurezza, il 2019 resterà un anno da incorniciare per l’AS Tempête Mocaf, una delle squadre più blasonate della Repubblica Centrafricana, ma conosciuta finora a livello internazionale per i quarti di finale della vecchia Coppa delle Coppe della CAF raggiunti nel lontano 1975.

Negli ultimi mesi, infatti, la storica squadra della capitale Bangui non si è fatta mancare nulla, regalandosi una stagione a dir poco esaltante: ha prima vinto a marzo la seconda edizione della Coppa della Pace, una competizione organizzata con il supporto dei caschi blu della missione ONU (MINUSCA) presenti per garantire un minimo di sicurezza, e poi si è aggiudicata il dodicesimo titolo nazionale della sua storia, raggiungendo in cima all’albo d’oro l’Olympic Real de Bangui, altro colosso storico del calcio centrafricano.

Fino ad arrivare a domenica scorsa quando, davanti al pubblico amico del Complexe Sportive Barthélemy Boganda – lo stadio più accogliente del Paese in cui Papa Francesco celebrò messa durante la sua storica visita apostolica del 2015, grazie ad un gol di Billy Nyetobouko i biancorossoneri hanno battuto per 1-0 i più quotati libici dell’Al-Nasr nell’andata del secondo turno preliminare di CAF Champions League: “È stata una partita molto difficile, ma la vittoria per noi è preziosissima. Siamo molto ottimisti per il ritorno“, ha commentato fiducioso il match winner ai microfoni del sito ufficiale della CAF.

Una serie di successi non certo arrivati per caso, ma sui quali c’è lo zampino di Eloge Enza Yamissi, ex storico capitano della nazionale centrafricana, entrato nel consiglio di amministrazione del club lo scorso marzo per affiancare il presidente Jean Symphorien Mapénzi.

Yamissi, discreto difensore tra le altre di Valenciennes, Troyes e Nimes, si è tuffato nell’avventura dirigenziale appena qualche giorno dopo aver lasciato la nazionale, scendendo per l’ultima volta con al braccio la fascia di capitano delle Belve del Basso Ubangi nella gara con la Guinea valida per le qualificazioni alla Coppa d’Africa egiziana.
La gara contava poco, visto che l’aritmetica aveva già condannato la Repubblica Centrafricana all’eliminazione nonostante avesse potuto contare in corsa su un “rinforzo” di lusso come l’ex interista Geoffrey Kondogbia, ma allo stadio di Bangui c’era ugualmente la folla delle grandi occasioni, venuta appositamente per regalare un’ultima standing ovation a Yamissi.

Anche Fleury Agou, decano del giornalismo e memoria storica del calcio centrafricano, ha voluto omaggiarlo a modo suo, ricordandogli in maniera un po’ filosofica come ogni fine nasconde in realtà un nuovo inizio: “Dobbiamo tutti essere grati a Yamissi per quello che ha fatto in campo. Ma, per ogni pagina sportiva che si chiude, ce n’è un’altra ancora più gloriosa che si apre“.

Sul proprio futuro l’ex leader carismatico della Repubblica Centrafricana ha le idee chiare: “Ho pensato attentamente a cosa fare da grande. Il mio sogno è studiare per diventare allenatore“, ha confidato sicuro.

Nel frattempo, in attesa del patentino, si gode i frutti del buon lavoro svolto come dirigente dell’AS Tempête Mocaf, sognando un ritorno dei biancorossoneri nel primo turno della competizione regina del continente africano a distanza di 19 anni dell’ultima volta.
Volare ai playoff, resistendo agli assalti dei libici dell’Al-Nasr in Egitto, sarebbe un traguardo per tutto il movimento centrafricano, non solo dal punto di vista calcistico.

In un contesto estremamente complicato e indecifrabile come quello della Repubblica Centrafricana, insanguinata negli ultimi anni da una strisciante guerra civile portata avanti in maniera sotterranea da un manipolo incalcolabile di fazioni armate, infatti, il calcio smette di essere un business, diventando un veicolo privilegiato per promuovere la pace e incoraggiare la coesione sociale. Ne è convinto Martin Bayani, il ministro dello Sport centrafricano: “Il calcio facilita il dialogo tra le comunità, ha una forza incredibile”.

Vincenzo Lacerenza
www.calcioafricano.com

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