Più di 700 milioni di ettari di terreno in Africa sono già degradati, rappresentando il 23% della superficie totale del continente, mentre altri 3 milioni di ettari soggetti a ulteriore degrado ogni anno. Lo riporta in un articolo scientifico il portale The Conversation.
Gli scienziati stimano che fino al 40% delle terre del pianeta abbiano subito cambiamenti negativi, tuttavia l’Africa è in testa tra i continenti con le peggiori performance: i terreni degradati sono terreni che hanno perso parte della loro produttività naturale a seguito di processi causati principalmente dalle attività umane.
Ci sono 5 principali fattori di degrado del territorio nel mondo e in Africa: eventi causati dai cambiamenti climatici, come gravi siccità e gravi incendi, attività estrattive, trasformazione o frammentazione degli habitat, comprese la deforestazione e pratiche agricole inefficienti, e l’inquinamento chimico. Il fattore che risalta di più è l’invasione biologica (quando le specie vegetali si sono diffuse oltre il loro territorio naturale e hanno interrotto le funzioni fornite dagli ecosistemi).
Ad esempio, in Sudafrica sono arrivate più di 8.750 nuove specie di piante. Più di 785 specie hanno fatto del Paese la loro dimora permanente su scala significativa e stanno avendo un impatto negativo: tra queste figurano almeno 14 specie di alberi di acacia, specie che sono invasive in tutto il Sudafrica, coprendo circa 554.000 ettari. Queste piante esauriscono le risorse idriche e riducono i pascoli, oltre a modificare la struttura, la diversità e la funzione della comunità microbica del suolo. Le acacie invasive hanno creato vaste aree boschive che competono con le specie autoctone, lasciando poco spazio alla crescita di piante e alberi autoctoni: l’eradicazione delle specie invasive costa più di 214 milioni di dollari all’anno al governo del sudafrica.
Uno dei problemi più acuti del continente africano è anche la desertificazione. I Paesi del Sahel, una vasta regione di savana a sud del Sahara, ne sono particolarmente sensibili.