In Africa, la Russia suona la musica di Wagner

di Enrico Casale
mercenari

Ha debuttato in Ucraina. Poi è stato in Siria. Ora è in Venezuela. Ma la sua terra promessa è l’Africa. Il Gruppo Wagner ha messo le basi nel continente e, guarda caso, proprio vicino ad alcune delle miniere più ricche. Ma che cos’è il Gruppo Wagner? È una formazione di mercenari russi. Anzi, è qualcosa di più. Come i loro «confratelli» statunitensi della Blackwater erano la longa manus del governo di Washington, i wagneriani sono diventati lo strumento di Mosca per gli affari considerati sporchi e nei quali la Russia non può impegnarsi direttamente.

Sul Gruppo Wagner, ovviamente, sono più le supposizioni che le certezze. Ciò che si sa è che nasce intorno al 2013 con il nome di Corpi Slavi. Il loro fondatore è l’ex colonnello dei servizi segreti militari Dmitry Utkin. Insieme a un piccolo contingente di ex appartenenti alle forze speciali russe, Utkin si schiera in Siria a protezione delle infrastrutture strategiche per la Russia e per il governo siriano di Bashar al Assad. I mercenari non ottengono grandi risultati e ben presto rientrano in patria. Qui Utkin rifonda l’organizzazione ribattezzandola Gruppo Wagner in onore del compositore tedesco (Utkin ha forti simpatie naziste).

È l’incontro con Yevgeny Prigozhin, oligarca con interessi nei comparti dell’alimentazione, dell’estrazione mineraria e nel mondo della gestione dei dati informatici, che fa compiere al Gruppo Wagner il salto di qualità. Prigozhin è legato a doppio filo a Vladimir Putin che lo utilizza per portare a termine «operazioni delicate». I mercenari di Utkin vengono quindi impiegati in Ucraina e a sostegno dei separatisti della Repubblica separatista di Luhansk. Poi di nuovo in Siria, dove si affiancano alle forze di Bashar al Assad. Il momento più tragico avviene nel febbraio 2018 a Deir ez-Zor, quando un centinaio di uomini viene ucciso in un raid americano nei pressi del villaggio di al-Isba durante gli scontri con le forze curde dell’Sdf.

Il bagno di sangue, e le imprese compiute in tre anni di guerra, permettono a Prigozhin di passare all’incasso. Un incasso chiamato Africa, dove, nel frattempo, la Russia sta conducendo una delicata partita per recuperare spazi di influenza. Mosca cerca di stringere rapporti con numerosi Paesi offrendo assistenza militare in cambio di risorse minerarie. Ma in modo informale.

Un gruppo di uomini viene quindi inviato in Sudan. Vengono schierati a protezione del presidente Omar al Bashir e come presidio sul confine con il Sud Sudan. In cambio, i mercenari russi ricevono la gestione di alcuni impianti minerari. Un’operazione molto simile avviene anche nella Repubblica Centrafricana, dove nel luglio 2018 vengono uccisi tre giornalisti russi che indagavano proprio sulle operazioni di Prigozhin.

In generale Prigozhin si sta infiltrando nel continente offrendo protezione, consulenze militari tramite addestramento, ma anche servizi per la propaganda elettorale, il tutto in cambio di connessioni estrattive. Il magnate russo farebbe affari con almeno dieci Paesi, tra i quali Rd Congo, Madagascar, Angola, Guinea, Guinea-Bissau, Mozambico e Zimbabwe. Uomini del Gruppo Wagner sarebbero incorporati nelle milizie di Khalifa Haftar in Libia.

La Russia sta cercando di ritornare agli antichi fasti dell’Unione Sovietica, ma nessuno deve saperlo. Per questo combatte una guerra nascosta e in prima linea invia i mercenari.

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