In Algeria le giovani donne vogliono fare pugilato come Khelif

di claudia
Imane Khelif,

A poche settimane dalla chiusura dei Giochi Olimpici di Parigi, il sipario delle Olimpiadi non è calato del tutto in Algeria, dove la disciplina del pugilato sta prendendo sempre più piede, soprattutto tra le giovani donne, ispirate dalla medaglia d’oro Imane Khelif.

Imane Khelif, 24 anni, oro alle Olimpiadi di Parigi nel pugilato è una vera e propria star nel suo Paese, l’Algeria. Diversi allenatori e lavoratori del settore sportivo algerino hanno riferito alla stampa locale un rinnovato interesse per il pugilato, raccolto in particolare dalla donne. Lo riporta Africanews. Le città sono tappezzate da immagini della pugile, mostrata come un orgoglio e un esempio nazionale.

Durante le Olimpiadi sui principali media algerini non vi è stata traccia delle polemiche sul suo genere che hanno caratterizzato il dopo incontro in Italia. Quotidiani, siti e agenzie si sono limitati a riportare la cronaca e il comunicato del Comitato Olimpico Internazionale. 

Oggi molte giovani che praticano questa disciplina in Algeria sperano di diventare un giorno come lei. Nella piccola città costiera di Ain Taya il “fenomeno Khelif” è più vivo che mai. La proprietaria di una piccola palestra per fare pugilato esprime la sua il suo stupore per un inaspettato boom di richieste. “Stiamo ricevendo chiamate da genitori che vogliono iscrivere le loro figlie”, ha detto, mostrando anche un po’ di preoccupazione per la mancanza di mezzi: “Sono l’unica allenatrice e la nostra palestra è piccola”. Il rinnovato entusiasmo per il pugilato potrebbe incentivare un maggiore investimento sia strutturale che sportivo sulla disciplina. L’Algeria dispone attualmente di 30 leghe regionali di boxe e 10.000 atleti partecipanti a livello nazionale.

La maggioranza degli algerini durante le Olimpiadi ha seguito il successo di Khelif. In molti si sono appassionati i match guardandoli dalle loro case o dai maxischermi montati per l’occasione nelle piazze. Le uniche polemiche che hanno trovato terreno qui sono state quelle di politici islamisti o imam che hanno criticato il suo gareggiare senza velo, riporta Africanews.

La storia di Khelif è di grande esempio perle giovani, non solo a livello sportivo. “La boxe – spiega alla medesima fonte Amina, una pugile dilettante – è un’ottima terapia per combattere la timidezza, imparare a difendersi e acquisire sicurezza in se stesse”. Sempre più ragazze grazie al suo esempio potranno scegliere se dedicarsi al pugilato. “Sono convinta che anche le famiglie conservatrici permetteranno alle loro figlie di dedicarsi alla boxe”, ha aggiunto Amina “Imane ha sfondato il muro della falsa modestia e dell’ipocrisia”.

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