La crisi in Camerun tra il governo centrale e le regioni anglofone continua ad essere trattata come una crisi interna ma non lo è più. Nel sostanziale silenzio dei media, della politica e della diplomazia internazionale la crisi è diventata una vera e propria guerra come sempre accade quando le ragioni di un conflitto, magari risolvibile, non vengono affrontate per tempo.
Anche i numeri non consentono più di parlare di una crisi interna dato che finora ci sono state duemila mila morti, oltre cinquecentomila sfollati interni e quarantamila rifugiati nella vicina Nigeria. Nonostante questi numeri si continua a parlare di violenze e di scontri invece che di guerra.
Una coalizione di gruppi per la difesa dei diritti umani ha di recente fatto appello alle Nazioni Unite affinchè le autorità prestino maggiore attenzione a ciò che addace in Camerun.
In una dichiarazione letta nel quadro della riunione tenuta in Consiglio di sicurezza dell’Onu per discutere delle problematiche dell’Africa centrale, gli attivisti di Amnesty International, Human Rights Watch, Centro globale per la responsabilità alla protezione, Azione dei cristiani per l’abolizione della tortura, Comitato per la protezione dei giornalisti e Nouveaux Droits de l’Homme Camerun hanno sollecitato l’Onu a fare della crisi camerunese un punto della sua agenda.
“Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha in gran parte mantenuto il silenzio sulla crisi” – si legge nell’appello. “Anche convincere il Consiglio a discutere del Camerun si è dimostrato difficile. Una recente riunione informale del Consiglio di sicurezza non si è svolta quasi per mancanza di sostegno da parte degli Stati membri africani”, si legge ancora nell’appello.
(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)