Il drammatico fenomeno dei femminicidi è una realtà in Kenya, Paese nel quale sono state assassinate almeno 100 donne tra agosto e novembre 2024. L’aumento dei casi ha allarmato i gruppi per i diritti umani e l’opinione pubblica: gli attivisti chiedono al governo di dichiarare il femminicidio un “disastro nazionale”.
È 100 il numero dello scandalo: sono infatti almeno 100 le donne che sono state assassinate in Kenya tra agosto e novembre 2024. Un dato rivelato dal primo ministro del Kenya Musalia Mudavadi. Lo riporta Capital Fm.
Nel suo discorso Mudavadi, che è anche segretario di gabinetto ad interim agli Interni, ha detto che da settembre 2023 sono stati segnalati 7.107 casi di violenza sessuale e di genere da e ha definito l’aumento dei femminicidi “profondamente preoccupante”: “L’elefante nella stanza nel settore della sicurezza è la preoccupante tendenza all’emergere di casi di femminicidio, che hanno portato alla luce le violazioni latenti e persistenti dei diritti, soprattutto delle donne”.
Mudavadi ha detto che la contea di Nairobi ha registrato il numero più alto di casi di violenza sessuale e di genere durante questo periodo mentre le contee di Samburu e Mandera hanno registrato il numero più basso di violenze. In risposta all’escalation dei casi di femminicidio, la Direzione delle indagini penali (Dci) ha intensificato gli sforzi per affrontare la crisi, con indagini più rapide e processi con certezza della pena. Ma la messa in pratica è ancora da vedere. Inoltre, l’ispettore generale della polizia Douglas Kanja ha istituito un’unità specializzata per le persone scomparse all’interno dell’unità omicidi del Dci, per affrontare i casi di femminicidio e quelli correlati.
L’aumento dei casi di femminicidio in Kenya ha allarmato i gruppi per i diritti umani e l’opinione pubblica: gli attivisti chiedono al governo di dichiarare il femminicidio un “disastro nazionale”, migliorare i sistemi di supporto per le sopravvissute e accelerare la giustizia per le vittime.
Ma il tema è molto più ampio della cronaca giudiziaria e riguarda da vicino anche la mentalità: il 10 dicembre una manifestazione pacifica di mobilitazione contro i femminicidi, organizzata a Nairobi da organizzazioni della società civile, è stata interrotta dalla polizia, dispiegata in forze in assetto antisommossa, che ha sparato gas lacrimogeni e arrestato diversi manifestanti. Secondo diversi testimoni, la polizia sembrava prendere di mira in particolare le donne, che indossavano magliette rosa e avevano cartelli con slogan anti-femminicidio. La sera del 10 dicembre, Amnesty International e la Law society of Kenya hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui condannano le azioni della polizia, affermando di aver inviato un “messaggio agghiacciante” ai manifestanti pacifici: “La violenta risposta della polizia, compreso l’arresto di questi manifestanti pacifici, è un attacco diretto ai principi democratici del Kenya e ai diritti umani dei suoi cittadini”.
“Non perdoniamo il femminicidio. Stiamo perdendo così tante donne, così tante ragazze” ha detto durante una veglia, lo scorso febbraio, Merlin Kawira, studentessa e fondatrice di un gruppo di sostegno per la salute mentale nel campus di Nairobi, chiamato Africa arts and mental talks.
Lo scorso settembre, l’opinione pubblica è rimasta sotto shock quando è emersa la notizia della morte, violenta, dell’atleta ugandese Rebecca Cheptegei, 33 anni, che h gareggiato nella gara dei 10.000 metri alle Olimpiadi di Parigi quest’estate. Cheptegei è morta in ospedale cinque giorni dopo il ricovero per lesioni gravi, inferte dal suo compagno che ha dato fuoco alla sua casa nella contea occidentale di Trans Nzoia, in Kenya: l’atleta è stata cosparsa di benzina e data alle fiamme in seguito a una lite avuta con il suo compagno, Dickson Ndiema Marangach, che pure ha riportato ustioni ed è morto per questa ragione pochi giorni dopo l’ex-compagna.
Non era il primo caso di violenza efferata subita da un’atleta: Agnes Tirop, una maratoneta keniota, è stata accoltellata dal marito nella sua casa a Iten nell’ottobre 2021 ed è morta. Damaris Muthee Mutua, un’altra maratoneta keniota, fu invece trovata morta nella sua casa a Iten nell’aprile 2022. Il suo fidanzato, un cittadino etiope sospettato del suo omicidio, è stato poi trovato morto in Etiopia.