In Kenya senza visto? Si paga lo stesso l’ingresso

di claudia
visa kenya

di Andrea Spinelli Barrile

È polemica per la nuova politica “visa-free” del Kenya, che deve affrontare diverse reazioni negative da parte di molti viaggiatori, critici verso la disorganizzazione nella nuova politica di visti: il presidente William Ruto ha annunciato, il mese scorso, una nuova politica per sostenere l’esenzione dal visto nel continente africano.

Dal 1° gennaio il Paese concede l’ingresso, a tutti, senza visto, ma i visitatori devono richiedere un’Autorizzazione elettronica al viaggio (Eta) caricando della documentazione su un portale dedicato e pagando una tassa di elaborazione di 30 dollari (il visto per il Kenya ne costava 50). Domenica scorsa si contavano 9.000 domande di visto attraverso questa piattaforma.

Questo nuovo requisito tuttavia si applica anche ai Paesi i cui cittadini avevano precedentemente accesso illimitato al Kenya e molti di loro ora criticano il governo di Nairobi sostenendo che la nuova politica ha creato confusione e reso i viaggi in Kenya più difficili e costosi. Il giornalista zimbabwano Hopewell Chin’ono ha scritto ieri su X che “il Kenya non sta dicendo al mondo la verità quando dice che ora è senza visto, non è vero! Ha infatti reso il viaggio lì più difficile per gli africani che prima non avevano bisogno del visto”. Un imprenditore malawiano, Jones Ntaukira, ha commentato che “ora il Kenya ha rimosso il visto per chiunque visiti il Kenya. Ma ora tutti devono pagare 30 dollari”, una sorta di “tassa di autorizzazione al viaggio” da versare 72 ore prima della partenza. Di fatto, i viaggiatori che provengono da una cinquantina di Paesi, tutti africani come Ghana, Zimbabwe, Malawi o Sudafrica, prima potevano entrare in Kenya senza problemi e senza costi di ingresso mentre ora tutti sono costretti a versare l’Eta, pari a 30 dollari.

“Quando vediamo la miriade di domande online a cui i visitatori devono rispondere, temo che l’Eta renderà le cose ancora più complicate” ha scritto su X Mohamed Hersi, ex portavoce della Federazione del turismo del Kenya.

Alcuni keniani, in particolare operatori del settore turistico, hanno espresso il timore che questa nuova politica, con queste restrizioni di fatto, possa innescare un boicottaggio da parte di alcuni stranieri o che altri paesi possano imporre restrizioni reciproche. 

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