La Namibia non esclude l’esproprio delle terre. Lo ha detto il presidente Hage Geingob (nella foto),descrivendo un quadro caratterizzato dal ritmo eccessivamente lento del processo di riforme che avrebbe dovuto far entrare in possesso delle terre la popolazione nera attraverso un intervento dello stato. Adesso nel paese, la popolazione bianca possiede la maggioranza delle terre. In una dichiarazione pubblica il presidente ha detto che una attenta valutazione dovrebbe essere dedicata all’esproprio.
“Le guerre coloniali che sono scaturite dopo l’arrivo delle truppe tedesche e che sono culminate poi con l’infame genocidio degli Herero e dei Nama, tra il 1904 e il 1908, ha privato i namibiani della proprietà delle loro terre con la forza e senza alcun indennizzo”, ha detto ancora il presidente.
La Namibia, dall’indipendenza raggiunta nel 1990 e la fine del controllo sudafricano, ha attuato una politica che prevede la disponibilità del proprietario a cedere la propria terra al governo. Il meccanismo, ha evidenziato Geingob, ora si è inceppato: i proprietari tendono a mettere in vendita la terra solo a prezzi esorbitanti, rendendo sostanzialmente impossibile l’intervento pubblico.
I dati diffusi recentemente dall’agenzia nazionale di statistica hanno evidenziato che la popolazione bianca possiede il 70% delle terre agricole. La popolazione nera, invece, non va oltre il 16%. Nel paese sono segnalate circa 250 aziende appartenenti a proprietari stranieri: nella maggior parte dei casi, si tratta di tedeschi.
La questione delle terre interessa tutta l’Africa Australe. In Zimbabwe era stata alle origini di una crisi economica disastrosa. Anche in Sudafrica le terre sono in possesso di farmers bianchi e Mandela ha saputo disinnescare una miccia che avrebbe potuto creare una vera e propria guerra civile.
(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)