di Claudia Volonterio
Benché la Giornata internazionale della donna sia celebrata ogni anno l’8 di marzo, oggi in Sudafrica decine di migliaia di donne manifestano per il National Women’s Day: una data simbolica – il 9 di agosto – che rievoca la marcia del 1956 di attiviste sudafricane scese in piazza per rivendicare i diritti civili. Un’occasione per fare luce sulle contraddizioni che ancora oggi imperversano in Sudafrica, maglia nera del continente per gli alti numeri di violenza di genere.
Il 9 agosto 1956 oltre ventimila donne marciarono nelle vie di Pretoria verso gli Union Buildings. La marcia si svolse per protestare contro gli emendamenti all’Urban Areas Act, la legge che regolava i movimenti dei sudafricani neri durante l’era dell’apartheid. Le donne portarono con sé i cosiddetti “pass books”, sorta di lasciapassare contenenti informazioni personali che tutti i cittadini non bianchi erano tenuti a portare sempre con sé.
La marcia, organizzata dalla Federazione delle donne sudafricane (FSA), fu guidata da quattro donne, Lillian Ngoyi, Sophia de Bruyn, Helen Joseph e Rahima Moosa. Le manifestanti quel giorno dimostrarono un grande attivismo politico, facendosi portatrici di un messaggio chiaro e potente: si rifiutarono di essere messe a tacere o di vedersi sottrarre la propria libertà da leggi ingiuste.
Non solo la giornata di oggi, ma l’intero mese di agosto è stato consacrato dai governi sudafricani a iniziative di riflessione e di sensibilizzazione su difficoltà e conquiste femminili nel Paese. Il tema di quest’anno è #WhatWomenWant a difesa dell’uguaglianza di genere per un futuro socialmente sostenibile.
Un futuro messo a dura prova dall’alto numero di abusi e stupri di cui le donne sudafricane ancora sono vittime ogni giorno. Come sottolinea il giornale online “The Conversation” le statistiche sui casi di stupro sono talmente alte, tra le più alte al mondo, da considerare l’abuso sessuale un vero e proprio fenomeno endemico nel Paese. In riferimento all’anno 2020 si parla di 42.289 casi di stupro e 7.749 aggressioni sessuali, potendo considerare solo quelli che vengono denunciati. Una cifra che si traduce in circa 115 stupri al giorno.
Le violenze non si fermano nemmeno nel mese in cui si celebrano le donne nel Paese. E’ di appena una settimana fa la notizia che ha visto più di ottanta uomini sospettati di stupri di gruppo a danno di otto donne nella città sudafricana di Krugersdorp, a ovest di Johannesburg.
Come emerge da un approfondimento sul sito di Human Right Watch (Hrw), l’intervento per arginare questi numeri spaventosamente alti, più o meno fermi dagli anni Duemila, dovrebbe coinvolgere sia il sistema penale che quello preventivo. Una legislazione completa applicata attraverso un sistema di giustizia penale credibile è d’obbligo, ma le misure preventive devono essere complementari a quelle punitive.
La prevenzione, secondo Hrw, si fa con l’attuazione di un sistema educativo solido volto a modificare atteggiamenti, misoginia e pratiche di derivazione patriarcale.