In Tanzania è guerra ai gay. Il presidente John Magufuli (nella foto), che aveva già fatto chiudere le cliniche per la cura all’AIDS perché sospettate di promuovere l’omosessualità, ha inasprito la sua politica repressiva e autoritaria. Adesso ha dato inizio a una vera caccia alle streghe attraverso un giovane governatore, Paul Makonda, che ha preso il comando delle operazioni: “una settimana per scovare gli omosessuali e gettarli in carcere a vita o per almeno 30 anni”. Per farlo al meglio, è stata creata una squadra speciale di sorveglianza che setaccerà i social per individuare “i criminali”. Non solo. Makonda ha annunciato una nuova legge che obbliga tutti i cittadini a denunciare i gay alle autorità. “Ho informazioni sulla presenza di molti omosessuali nella nostra provincia” – ha detto ai giornalisti – “Questi omosessuali si vantano sui social network. Datemi i loro nomi e il mio team ad hoc inizierà a mettere le mani su di loro.”
Il giovane politico ha affermato di farlo in nome di Dio. “Mi aspetto critiche – ha detto – Ma preferisco fare arrabbiare alcuni paesi o personalità piuttosto che Dio. Il comportamento omosessuale calpesta i valori morali dei tanzaniani e delle nostre due religioni cristiane e musulmane”.
In Tanzania l’omosessualità è illegale secondo alcuni articoli in vigore dall’era coloniale, con pena fino a 14 anni di prigione. Nel 2004 è stata introdotta una nuova legge che prolunga la prigionia fino a 25 anni. L’omosessualità femminile non viene menzionata, ma è comunque punita. L’anno scorso Magufuli ha detto che tutti dovrebbero condannarla, “anche le mucche”, e subito dopo il suo governo ha minacciato di arrestare o deportare gli attivisti stranieri che sostenevano i diritti Lgbt. Tre sudafricani sono infatti stati espulsi per presunta difesa del matrimonio tra persone dello stesso sesso.
C’è già una prima reazione, quella della Danimarca. Il ministro per lo Sviluppo danese, Ulla Tornaes, annunciando la sospensione del trasferimento di circa 10 milioni di dollari di aiuti, si è detta “molto preoccupata” per la situazione in Tanzania. L’esponente del governo scandinavo non ha voluto citare esplicitamente l’autore delle frasi incriminata ma ha detto: “quello che è certo è che di recente in Tanzania si sono sentite molte dichiarazioni omofobe da parte di importanti personaggi pubblici.
(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)
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