Includere la migrazione nell’Agenda di Sviluppo Post 2015

di AFRICA

di Silvana Leone

Migration-Dialogue-LogoNella sessione di chiusura della 68° Assemblea Generale delle Nazioni Unite, durante gli incontri sul tema della migrazione internazionale e lo sviluppo, l’Ambasciatore italiano presso le Nazioni Unite, Antonio Bernardini, ha dichiarato che il tema della migrazione dovrebbe essere incluso nell’Agenda di Sviluppo Post 2015. Questa affermazione è giunta all’indomani della tragedia del 3 ottobre, in cui sono morte 366 persone al largo di Lampedusa.

Nel corso degli altri interventi è stato sottolineato che, nonostante negli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (OSM) non ci sia alcun accenno a questo fenomeno, la circolazione delle persone attraverso le frontiere è stato uno dei principali elementi che ha contribuito alla riduzione della povertà.

Soltanto nel 2012, 215 milioni di migranti internazionali hanno inviato più di 400 miliardi di dollari in rimesse, superando l’importo complessivo di tutti gli aiuti dati dai paesi dell’Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OECD). Eppure non esiste ancora un sistema internazionale per disciplinare la mobilità globale e troppi immigrati sono privati dei principali diritti, civili e politici.

Sarah Rosengaertner, esperta in migrazione dello United Nations Development Programme (UNDP), ha dichiarato che “tradizionalmente la migrazione è stata percepita più come un problema che come un’opportunità di sviluppo”. Mentre nel Rapporto sullo Sviluppo Umano del 2009, in cui è stato esaminato il legame tra migrazione e sviluppo, è emerso che i migranti provenienti dai paesi più poveri hanno visto il loro reddito aumentare in media di 15 volte, il tasso di iscrizione scolastico è raddoppiato e la mortalità infantile è diminuita di 16 volte dopo il loro trasferimento in un paese più “sviluppato”.

Nonostante ciò, i migranti sono spesso costretti ad accettare tanti compromessi: mentre il loro reddito aumenta, perdono i diritti politici e anche il loro stato di salute si deteriora per le cattive condizioni di lavoro.

Inoltre i migranti sono indebitamente gravati nell’accesso ai servizi finanziari. Nel corso della riunione delle Nazioni Unite è stato chiesto di ridurre le spese di trasferimento delle rimesse che, secondo la Banca Mondiale, sono circa il 9%. Lo scorso anno 60 miliardi di dollari sono stati inviati in Africa, di cui circa 7 miliardi di dollari di spese per i trasferimenti di denaro.

Il rappresentante del Senegal, Khaly Adama Ndour, è tra chi ha chiesto una riduzione dei costi delle rimesse, osservando che un milione di senegalesi vive all’estero e, attraverso il denaro che mandano, costituisce un’importante fonte di crescita per il paese. La cifra è stimata intorno a 1,6 miliardi dollari per quest’anno, più del 10% del PIL del Senegal

I dati mostrano che le rimesse svolgono un ruolo importante nella riduzione della povertà. La Banca Mondiale ha compiuto una serie di indagini su coloro che restano nel paese, in particolare  l’impatto sulla povertà delle famiglie, sul livello di istruzione dei bambini, il miglioramento dello stato di salute e l’effetto moltiplicatore sull’intera economia locale.

Restano ancora un paio di anni per discutere sull’Agenda di sviluppo post 2015 e – come dichiara l’esperta dello UNDP – mentre si parla genericamente del conseguimento degli obiettivi universali, ci dovremmo chiedere: “abbiamo raggiunto con i nostri interventi tutti i bambini che non hanno uno status giuridico nel nostro paese, questi bambini vanno a scuola, sono vaccinati? Se vogliamo un lavoro dignitoso per tutti, ne hanno diritto anche i migranti?”.

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